Università: contro l'ope legis mascherata

di Giovanni B. Bachelet, in Golem (rivista telematica di Umberto Eco ed altri)
nel forum "I commenti dei lettori" 7/3/1997

Il DDL di riforma dei concorsi universitari va in aula dopo le modifiche apportate in commissione. L'estate scorsa ero patriotticamente convinto che la combinazione dei dispositivi inizialmente previsti dal DDL (idoneita', concorsi locali e "obbligo della deportazione" cioe' divieto per i candidati locali di concorrere nella stessa sede dove gia' sono) potesse funzionare. Qualche maligno suggeriva gia' allora che i vincoli sembravano scritti apposta per essere poi massacrati in commissione o in aula: dopo l'iter parlamentare, dicevano, sarebbe rimasta la sola idoneita' nazionale a numero aperto, con conseguente ope legis di massa di tanti falsi validi - come li definiva mesi fa Paolo D'Iorio della Scuola Normale, sulla rubrica dei lettori di Golem - entrati senza mai affrontare un concorso, talvolta meritevoli di una retrocessione, quasi mai di una ulteriore promozione gratis. Purtroppo ci siamo arrivati: il testo attuale (come osservava Paolo Sylos Labini su La Repubblica di sabato scorso 1mo marzo), per un insieme di infernali dispositivi transitori e incastri diabolici di tempi e scadenze, avra' per effetto, se passa cosi' com'e', quello di sistemare e promuovere piu' o meno automaticamente tutti quelli che gia' sono dentro l'Universita', e lasciar fuori tutti gli altri, a cominciare dai giovanissimi in gamba (l'eta' media del ricercatore pare sia oggi superiore ai 40 anni) fino ai medio-giovani bravissimi che almeno nel mio campo (Fisica) sono in gran numero ormai all'estero, e non torneranno per meno di una cattedra. Ormai, come dice Sylos Labini, l'unica speranza e' abolire del tutto l'idoneita' (che prevede tempi lunghissimi, non verrebbe negata a nessuno e preluderebbe fatalmente a un ope legis di massa) e lasciare la parte buona della legge: i concorsi locali. Magari con l'ulteriore vincolo di pubblicita' degli atti di tutte le commissioni giudicatrici. Per la cronaca, io sono un Professore Associato entrato con uno dei due concorsi liberi (nel 1988), destinato a fruire felicemente dell'ope legis mascherato se questa legge passa cosi' com'e'; se questo provvedimento nella forma attuale mi ripugna, e' perche' credo che tutti debbano avere pari opportunita' nell'accedere ai posti di ricerca e insegnamento: non solo per un democratico principio di equita' (che non dovrebbe peraltro suonare strano per chi ha creduto nell'Ulivo), ma anche perche' la qualita' dell'ambiente scientifico in cui vivo vale per me piu' di molte altre gratificazioni. Credo che quanto piu' amiamo il nostro governo, quanto piu' abbiamo lavorato per farlo vincere un anno fa, tanto piu' dobbiamo aiutarlo a non farsi trascinare da pressioni corporative interne ed esterne al Parlamento verso provvedimenti che ben lungi dal rinnovare e potenziare ricerca e didattica delle nostre Universita' (punto centrale del programma dell'Ulivo), le distruggerebbero per un quindicennio. Per fortuna, come dice Sylos Labini, con pochi semplici emendamenti questa legge puo' tornare a diventare strumento di rinnovamento dell'Universita' e di opportunita' per tanti che non hanno voce, stanno fuori dal sistema universitario e sono piu' bravi di molti che stanno dentro per effetto di precedenti...riforme dei concorsi e dell'Universita'. Io concordo con lui.