Caro Prodi, la politica non è mica un obbligo

Parla Giovanni Bachelet "Il nuovo governo è un passo indietro.
Ma fare il partito dell'Ulivo significa entrare nel mercato delle vacche.
Massimo: L'esecutivo mi ricorda il centrosinistra di Craxi.
Romano: La lista unica alle europee è solo un'illusione.
Silvio: La sconfitta del Polo resta un fatto importante".
Intervista di Teresa Bartoli, Il Mattino 30/10/98), pag.2

Nel marzo del '95 Giovanni Bachelet, professore di struttura della materia all'Università di Roma, fu chiamato da Romano Prodi. Non lo conosceva, si sentí chiedere se voleva salire anche lui sul pullman.

Che impressione fa il nuovo governo a uno che - per dirla con Prodi - portò nell'Ulivo quel qualcosa in piú che lo faceva piú ricco della somma dei partiti?

Di un governo di coalizione nel senso antico: un governo che si stabilisce in Parlamento, con una relazione meno forte rispetto all'evento elettorale. Un governo che somiglia di piú ai vecchi centrosinistra di Craxi.

D'Alema non sarà contento del paragone...

Che ci posso fare? Lui è stato il primo a riconoscere l'handicap della mancata designazione elettorale.

E' una sconfitta per chi aveva creduto nell'Ulivo come a qualcosa in grado di cambiare la politica?

Bisogna vedere che cosa uno si aspettava. Un vecchio proverbio dice che l'ottimista conosce il male del mondo, il pessimista invece lo scopre giorno per giorno. Se si pensava che con una pur bella ma limitata avventura di un anno un po' speciale come è stato il '95-'96 si sarebbe riformato per sempre il sistema politico italiano, si rimane male. Ma guardando alle regole elettorali che non sono cambiate e a un certo numero di eventi reali della storia italiana di questi anni, si potrebbe anche dire che è andata molto bene: non hanno vinto Fini e Berlusconi, siamo rientrati in una dialettica meno preoccupante.

Una magra consolazione?

Se questo governo è una soluzione temporanea, può essere il male minore. Dire che è un fatto strategico che ha a che vedere con la fine della guerra fredda - finita già da qualche annetto - o col centrosinistra europeo, sono scemenze.

Il sogno è definitivamente finito o può ripartire?

Nell'Ulivo convivevano un occhio al passato (i partiti ingrediente fondamentale della vita democratica del Paese), e uno al futuro (l'Ulivo come aggregazione capace di superare le divisioni artificiose dei partiti). Ora si torna a guardare al passato, ma quando si ripartirà non si ripartirà da zero: prima o poi avremo un Paese normale.

Prodi dice che è stato colpito proprio per impedirlo...

Non vorrei sembrare un pericoloso cripto dalemiano: ma - ragionando con la mente dei partiti - se fare il Presidente del Consiglio per due anni e mezzo vuol dire essere colpiti, sai quanti si farebbero colpire? Prodi sui partiti esistenti ha fondato il suo successo. Poi lui, e Veltroni che forse avrebbe potuto fare di piú, non hanno spinto l'acceleratore del rinnovamento per prudenza. Non l'hanno fatto quando erano in sella, che lo facciano ora che li hanno disarcionati appare meno credibile. Prima o poi, ripeto, ce la faremo. C'è da dire con realismo che, per alcuni protagonisti di oggi, questa battuta d'arresto significa andare in pensione, e non mi meraviglia che l'idea non piaccia.

Prodi pensa a una lista dell'Ulivo per le europee. E' possibile?

Prodi ha sempre pensato ad un'unica lista per le europee. Sarebbe bello, anche perché io non riesco ad entusiasmarmi per i simboli del proporzionale. Ma bisogna fare i conti con un sistema elettorale, che per le europee proporzionale è. Quindi temo che il desiderio sia un'illusione irrealizzabile.

E se Prodi facesse, con Di Pietro e gli ulivisti dei vari partiti, una sua lista dell'Ulivo?

Una delle cose belle di Prodi nel '95 era proprio la volontà di non fare il suo partito ma di farsi collante dei partiti della coalizione e cerniera con i cittadini come me non appartenenti a nessuno di essi. Il grande ricatto di Marini e D'Alema, che tendono a perpetuare anche oltre i limiti della fisiologica sopravvivenza i partiti del vecchio sistema, è proprio quello: vuoi avere voce in capitolo? Fatti un partito. So bene che per contare bisogna esibire una percentuale, e il miracolo Dini lo dimostra. Ma rischi di diventare uno dei tanti protagonisti del mercato delle vacche di un sistema che l'Ulivo voleva superare.

Allora lo sconsiglia?

Capisco che, se si vuol continuare a far politica adesso e non nel 2010, bisogna fare cosí e magari si prendono anche tanti voti. Ma significa arrendersi all'impossibilità della transizione. Io penso che far politica non sia un obbligo, che la si debba fare quando si può realizzare qualcosa di buono. Finché non si levano dalle scatole quelli che la vogliono fare ad ogni costo pur avendo un legame sempre piú tenue con la società, meglio fare un altro mestiere.