"Liberaci dal Maligno" cambierà il Padre Nostro

di Giovanni B. Bachelet, in L'Unita', 20 gennaio 1996 (prima pagina)

Mentre nelle chiese di ogni denominazione si prega per l'unità dei cristiani, la notizia della "nuova versione" del Padre Nostro fa rinascere in me ricordi ecumenici di vent'anni fa: 1976. è di allora la prima traduzione italiana interconfessionale del Nuovo Testamento (Vangeli, Atti degli Apostoli, Lettere Apostoliche e Apocalisse) in lingua corrente, frutto del lavoro pluriennale di esperti delle diverse chiese cristiane presenti in Italia. Era il risultato della spinta spirituale e culturale di grandi maestri come il Pastore Dr. Renzo Bertalot e la Professoressa Maria Vingiani, e fu pubblicata insieme dall'Alleanza biblica universale (protestante) e dalla Ldc (cattolica). Una spinta che in tempi di grande enfasi sull'impegno "orizzontale" dei cristiani puntava a seminare largamente e con fiducia la Parola del Signore, e in essa trovare le radici dell'unità fra tutti i cristiani e di tutti gli uomini. La diffondemmo con gli amici di quella che ora si chiama "Società Biblica in Italia" in decine di migliaia di copie presso parrocchie, chiese evangeliche e associazioni giovanili e non: non so quante ristampe abbia avuto (è ancora in vendita!) ma la trovo in casa di tutti.

Le piccole varianti del Padre Nostro sulle quali oggi la Cei ha annunciato di lavorare fanno parte di un grande programma per la revisione di tutta la Bibbia, che si svolge in un senso molto simile: si traduce ex novo col tentativo di massima fedeltà ai testi originali, secondo i canoni scientifici attuali. E cosí, come mi sembrava di ricordare, verifico che le due modifiche delle quali siamo venuti oggi a conoscenza ("perdona le nostre offese come noi perdoniamo a chi ci ha offeso" anziché "rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori" e "non lasciarci cadere in tentazione ma liberaci dal maligno" anziché "non ci indurre in tentazione ma liberaci dal male"), ricalcano quasi esattamente la versione interconfessionale del 1976.

Si tradurrà, questo, in un cambiamento anche nelle parole della messa per noi cattolici? Difficile dire i tempi. Del resto nelle chiese evangeliche il Padre Nostro ha un'appendice ("tuo il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli") che proviene dalla liturgia e non direttamente dal Vangelo: dovrebbero toglierla? E che dire del Gloria? Qui l'errore di traduzione è stato ben piú grave: per unanime accordo di tutti gli esperti di oggi il vangelo non diceva "Pace in terra agli uomini di buona volontà" ma "Pace in terra agli uomini che Dio ama". Dunque Dio vuole donare la sua pace agli uomini perché li ama e basta, non per le loro doti morali. Una bella differenza.

Quando una ventina d'anni fa parlavamo di queste cose con mio padre (per chi bazzica anche poco la Bibbia non si tratta, quindi, di grosse novità) lui, dopo avermi insegnato per primo quelle varianti, diceva anche che ci voleva un po' di senso dell'umorismo: dopotutto, se i cristiani avevano pregato con quelle parole per centinaia o migliaia di anni, non doveva trattarsi di parolacce! Giovanni XXIII aveva annunciato un tempo nuovo rivolgendosi proprio agli "uomini di buona volontà". Ma lentamente e con senso della misura anche le parole del rito si adegueranno certamente in tutte le chiese.

Delle revisioni al Padre Nostro voglio sottolinearne una: "liberaci dal maligno" al posto di "liberaci dal male". In una società nella quale la parola diavolo tende a scomparire - lo sentivo alla radio pochi giorni fa, da un esperto di linguaggio - questa variante è veramente controcorrente. Perfino molti cristiani ritengono il concetto superato, tanto che già Paolo VI si sentí in dovere di ribadirlo. Sostituire "il male" con "il maligno" non piacerebbe nemmeno al Diavolo-capo protagonista delle "Lettere di Berlicche" di C.S. Lewis: egli spiegava ai suoi allievi (diavoli-custodi di altrettanti uomini) che uno dei primi risultati da ottenere era quello di convincere il proprio "assistito" che il Diavolo non esiste.