Diritto allo studio e Costituzione

di Giovanni Bachelet, intervento sullo Specchio (settimanale della Stampa) n.100, pag. 17 (1997)

In risposta alla lettera di Luca Cosentino apparsa sul n.94 dello Specchio dello scorso 8 novembre e intitolata "Rovinato dal numero chiuso" vorrei segnalare che la Costituzione Italiana, all'articolo 34, stabilisce che:

"La scuola è aperta a tutti. L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi piú alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso."

Dunque raggiungere i gradi piú alti degli studi, in particolare l'Università, non è, secondo la nostra Costituzione, un diritto di tutti, ma solo dei capaci e meritevoli. Che per le Università ci sia un numero programmato di studenti, proporzionato all'offerta didattica ragionevolmente sostenibile da quella Università, e che per decidere chi entra e chi no ci siano prove di ammissione sembra quindi un fatto del tutto in linea con il dettato costituzionale.

Si devono naturalmente discutere e migliorare i test adottati da un lato, e la reale effettività del diritto realizzata dalle borse di studio attualmente esistenti dall'altro, ma il fatto che prima di ammettere qualcuno all'università se ne verifichino capacità e meriti non viola alcun principio costituzionale.

Aggiungo che anzi a mio avviso la selezione d'ingresso, comune a quasi tutti i paesi normali, realizza il nostro dettato costituzionale in modo piú efficace del sistema (fino a poco fa vigente in tutto il nostro paese) dell'ingresso libero: con l'ingresso libero un gran numero di studenti si iscrive e poi non finisce l'università, perdendo tempo e dissipando energie e risorse didattiche che vengono sottratte, proprio nei primi anni che sono i piú critici, ai capaci e meritevoli. Col rischio che quelli che hanno soldi e tempo da perdere ma non sono né capaci né meritevoli vivacchiano per anni intasando l'università e si laureano magari dopo dieci anni grazie ai libri di papà, mentre magari qualche capace e meritevole che non ha risorse a casa e ha fretta di laurearsi, affogato nella ressa delle aule, senza spazi per studiare, senza reale accesso alle biblioteche e senza possibilità di incontro non oceanico coi docenti, si perde per strada.

[Giovanni Bachelet]