Intervento in apertura di manifestazione dell'Ulivo a San Giovanni, 2 marzo 2002

Qualche giorno fa, in un piccolo incontro con qualche organizzatore dei girotondi, ho proposto a Francesco Rutelli l'idea di aprire la manifestazione di oggi con un alzabandiera e con l'inno nazionale.

Lo ringrazio e ringrazio tutti gli organizzatori dell'onore di contribuire personalmente alla sua realizzazione.

Un amico ed io porteremo la bandiera piegata e la fisseremo alla sagola. Mentre uno fa i nodi, l'altro reggerà la bandiera: non deve toccare terra.

E' un segno di rispetto per la nostra bandiera. Rispetto e affetto comune a tutti i cittadini, a tutte le parti politiche, almeno nell'Italia che conoscevo.

La bandiera simboleggia infatti la nostra appartenenza ad una comunità.

Una comunità di persone, da servire con competenza e generosità anche se pagati poco, come capita a molti insegnanti, soldati, poliziotti, impiegati.

Una comunità di persone da servire, in alcuni casi, anche a costo della vita.

E' capitato a mio padre Vittorio Bachelet, vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, morto a 54 anni, nel 1980, in un attentato terroristico. Questa è la bandiera che ha coperto la bara ai suoi funerali.

Dagli anni del terrorismo a quelli della mafia, fino ai nostri giorni, la vita non è mai stata facile per i magistrati.

Molti - decine - di magistrati sono morti in servizio, come lui.

Senza dimenticare i tanti che in altro ruolo o in altro modo si sono sacrificati, vogliamo oggi ricordare, nell'alzabandiera che apre la manifestazione, i magistrati che hanno dato la vita per l'Italia.

Quando saremo pronti, Francesco Rutelli dirà: "Alza bandiera!". Chiedo a tutti voi, mentre sale la bandiera, di seguirla in silenzio con lo sguardo.

Quando la bandiera sarà arrivata in cima, vi chiedo di cantare insieme l'inno nazionale, l'inno di Mameli. Grazie.

[Giovanni Bachelet]