Giovanni Bachelet, Firenze, chiesa
della
Santissima Annunziata, 26/2/2007
Ho conosciuto Giovanni, e
insieme Sandra, in una sera di giugno del 1995. Ci incontrammo a via
dei Mille,
alla sede del comitato per il referendum sulle televisioni, dove si
seguivano
in tempo reale i risultati. Fu gioco forza incontrarsi e presentarsi.
Mentre si
delineava con sempre maggiore chiarezza la sconfitta, i big del
comitato e dei
partiti andavano via, uno ad uno. In breve tempo rimanemmo quasi solo
noi tre, oltre ai molti giornalisti e alle molte telecamere; e ci
trovammo cosí a
rispondere alle loro domande. Non avendo esperienza politica, da un
lato fui
felice di aver incontrato dal vivo, in una sola volta, quelle che fino
a quel
momento erano state per me due importanti firme del giornalismo
italiano;
dall'altro provai immediata simpatia per due don Chisciotte che, pur
non avendo
un ruolo chiave nel comitato o nei partiti, affrontavano virilmente,
insieme a
me, domande cattivissime di giornalisti e faccia a faccia con
baldanzosi
protagonisti della vittoria, come Pannella. Pannella! un uomo col quale
Giovanni aveva condiviso molte battaglie laiche si trovava, ora,
dall'altra
parte. Ripensai a quella sera del 1995 in un'altra sera di giugno,
l'anno
scorso, subito dopo la vittoria del referendum costituzionale. Giovanni
e
Sandra realizzavano proprio quanto detto da Scalfaro al comizio finale
della
vigilia: se non ci fosse chi ha il coraggio di intraprendere battaglie
senza
sapere come vanno a finire, non si vincerebbe mai. Giovanni era
convintissimo
della battaglia contro la costituzione di Berlusconi, della quale aveva
segnalato il gravissimo pericolo fin dall'inizio; anche prima di questa
battaglia, non aveva perso un solo evento di Libertà e
Giustizia. Al posto suo un altro, al momento della
pensione di Sandra, dopo il Tirreno, avrebbe forse pensato di godersi,
finalmente, un
po' di vita tranquilla con lei. Ma lui no, era fierissimo dell'impegno
preso da
Sandra con Libertà e Giustizia, e la seguiva ovunque. Ricordo
incontri con lui e Sandra che correvano
come due colombi, coi loro trolley,
nelle piú varie
stazioni ferroviarie; ricordo i suoi interventi alle scuole e ai
convegni.
Diversamente da molti, conservava intatti nel cuore gli ideali
democratici,
laici, liberali ed egualitari della sua giovinezza, e credeva
nell'incontro con
gli altri, nella vita associata, nell'importanza di uno spazio pubblico
di
confronto nel quale nessuno è piú uguale degli altri. E
sapeva sorridere e far
sorridere. Una volta, mentre portavo al tavolo della presidenza di un
convegno
un vassoio di caffé, disse che da quel momento in poi, a chi gli
chiedeva cos'è Libertà e Giustizia, avrebbe risposto che
è un club dove il caffè è servito da professori di
Fisica Teorica. Un mese fa, a cena dal presidente Scalfaro, ci
raccontava con
entusiasmo del suo ultimo libro sul fratello Maurizio: siamo stati
sempre
diversissimi, ci diceva, ma nel tempo ho capito, e sento il bisogno di
raccontare, quello che univa e rendeva grande l'Italia di allora.
L'Italia di
oggi è rimasta grande anche per il contributo di uomini come
Giovanni. Se
ognuno di noi saprà conservare almeno un pezzetto di quello che
ci ha
insegnato, con la parola e con la vita, forse anche l'Italia di domani
potrà
essere grande.