Vinci il male col bene

Giovanni Bachelet su Nuova Responsabilità (rivista dell’Azione Cattolica), febbraio 2005


Anche quest’anno il messaggio del Papa per la giornata della pace –non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male col bene– è, nella sua semplicità evangelica, cosí chiaro da non prestarsi ad equivoci. Ma anno dopo anno le guerre cominciano e proseguono, anche col contributo del nostro Paese, e già qualche anno fa un vecchio zio esclamava sconsolato: a che servono questi richiami? solo a far vedere che nessuno sta a sentire il Papa, che la nostra Chiesa non conta piú niente.

Gli rispondevo, e ripeterei, che sottrarre alla guerra la benedizione delle religioni, anche se lí per lí non serve a evitarla, inchioda i governi alle proprie responsabilità e disinnesca una pericolosa spirale di paura e consenso popolare. E poi la Chiesa non deve aver paura di dire la verità anche quando nessuno la vuol sentire: né il Fondatore né suo cugino il Battista erano popolari fra vip e governanti del tempo. Ad uno di loro, prima di morire, Gesú spiegò con chiarezza che il suo Regno non è di questo mondo.

Ma sotto sotto la nostalgia di una diretta influenza delle religioni organizzate sulle scelte dei governi ce l’abbiamo in parecchi. Non solo mio zio: anche nella mia generazione c’è chi pensa che, se il Papa o il Dalai Lama contassero di piú, tutto andrebbe meglio. Leggevo in una nostra rivista che la democrazia non funziona e si dovrebbero riformare le Nazioni Unite dando potere di veto a una specie di Senato delle Religioni. Nessuno ignora le difficoltà della democrazia su scala nazionale, continentale e mondiale. Ma la cura non sarebbe peggiore del male? Chi sceglie, come si scelgono le autorità religiose mondiali che hanno il diritto, a nome di tutti, di parlare e porre veti? Osama Bin Laden va incluso o escluso?

Rifiutare senza esitazioni una nuova teocrazia non vuol dire, però, che non c’è posto per le religioni in un mondo democratico. Al contrario: quando nuove tecnologie promettono manipolazioni straordinarie per la vita e per l’ambiente, quando telematica e migrazioni rivoluzionano rapporti e diritti, quando dottrine neo-imperialistiche mettono in discussione il diritto internazionale vigente e la pari dignità di popoli e uomini, le religioni possono (e devono, dice il Papa) dare un contributo vitale per la difesa della giustizia, della pace, della dignità dell’uomo. Ma lo danno soprattutto, come già in altri momenti drammatici della storia, ad esempio alla fine della seconda guerra mondiale, formando uomini e donne liberi, giusti e forti; incoraggiandoli a ragionare, ad acquisire conoscenze e competenze, a concordare e scrivere nuove regole per un mondo che cambia insieme agli altri uomini di buona volontà. Penso all’influenza di Maritain nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948, a quella di De Gasperi nell’integrazione europea, a quella di Moro e Dossetti alla Costituente. Grazie a cristiani preparati, combattivi e convincenti, l’idea che il male si vince col bene è filtrata nella nostra Costituzione, in una pace senza precedenti nel nostro continente, nel superamento del terrorismo nel nostro paese. Ha giocato un ruolo centrale nella fine dell’apartheid in Sudafrica, nella conquista dei diritti dei neri americani negli anni di Kennedy e King e in molte altre battaglie drammatiche e luminose, alle quali ci ispiriamo per poter guardare anche al futuro con ottimismo e speranza.