Relativismo e relatività

Giovanni Bachelet su Nuova Responsabilità (rivista dell’Azione Cattolica), maggio 2005

Il relativismo sembra uno dei punti importanti sia dell’insegnamento del vecchio Papa sia di quello nuovo. Dato che insegno fisica, questo mi ha fatto spesso venire in mente, negli ultimi mesi, che il 2005 è anche l’anno della relatività, nonché della fisica: sono cent’anni che Einstein ha pubblicato il suo lavoro sulla relatività speciale, nel 1905. Quando, nel 1975, studiai la relatività, tentai di raccontarla a mio padre: papà ne sapeva tante, ma almeno di fisica qualcosa potevo insegnargliela io. Dopo aver più o meno spiegato di che cosa si trattava, cioè che spazio e tempo non sono più assoluti, gli dissi: qual è la cosa interessante della relatività? Non dice affatto che tutto è relativo. Svela invece ciò che, nel mutare dei possibili punti di vista, rimane assoluto: le cose che non cambiano, che sono le stesse in tutti i sistemi di riferimento. Questa è la relatività. E mio padre disse: “allora è un po’ l’antidoto al relativismo, così come la laicità è l’antidoto al laicismo”.

L’Azione Cattolica sempre – ma in particolare in questi sei anni di Paola – ci ha educato a questo: a notare che di cose davvero assolute non ce ne sono tante. Non la nostra Associazione, la quale non deve essere una bandiera da contrapporsi ad altre ma un punto di incontro per tutti; non la nostra storia; non i nostri santi; nemmeno i nostri canti; nemmeno la lingua in cui preghiamo; c’è un solo assoluto, che è Gesù. Uno dei motti di questi anni di Azione Cattolica sotto la presidenza di Paola è stato proprio: con lo sguardo fisso su Gesù.

Ecco, perciò, quel che auguro all’Azione Cattolica. Che, a conclusione di questi anni di Paola, lo sguardo fisso su Gesú sia la guida anche per il futuro. Per relativizzare molte cose, per meglio guardare alle poche che sono assolute. Una sana relatività, vero antidoto alla nebbia in cui tutte le vacche sono nere, ma anche antidoto potente all’adorazione di tutto ciò che non è degno di essere adorato.