intervento al raduno
nazionale dei candidati di Rosy Bindi
San
Giovanni Valdarno, 30/9/07
Rosy
mi ha dato cinque minuti. La ringrazio molto, anche da parte del
collegio 1 del
centro storico di Roma, dove sono capolista insieme a Ilaria Raimondi.
Utilizzo
i cinque minuti per due brevissimi pensierini: uno da professore
universitario,
l’altro da cittadino attivo finora mai iscritto a un partito, che
grazie a Rosy
Bindi ha deciso di dare una chance al Partito Democratico partecipando
come
candidato alle primarie.
Come
professore universitario e ricercatore vorrei un partito che rinunci
finalmente
a irreggimentare e colonizzare il mondo degli scienziati e dei docenti.
Che
rinunci a dialogare solo con quelli che, eccellenti o meno, hanno il
pregio di
collocarsi politicamente nel proprio schieramento. Che rinunci a
intervenire
pesantemente, nei casi peggiori, sulle elezioni dei rettori o sulla
nomina di
grandi dirigenti degli enti di ricerca. Un partito capace invece,
laicamente,
di dialogare con tutti sul merito dei problemi, delle priorità,
delle
prospettive. Di rispettare e riconoscere autonomia al mondo degli
scienziati.
Di basarsi sulla consulenza dei piú bravi, indipendentemente
dallo
schieramento, nell’elaborazione delle strategie di alta formazione,
ricerca e
sviluppo. I partiti che funzionano, in Europa, fanno precisamente
questo: CDU e
SPD in Germania, ad esempio, consultano periodicamente i direttori del
Max-Planck-Institut ed altri dirigenti scientifici e universitari dello
stesso
calibro. E’ impensabile, in quel paese, che il capo della
Max-Planck-Gesellschaft sia messo lí perché amico del
governo di turno. Questa
nuova attitudine che vorrei da un partito nuovo risulterebbe educativa
anche
per i non pochi professori e scienziati eccellenti e non eccellenti che
per
primi contribuiscono, spesso per un piatto di
lenticchie, a
questo dialogo malato con la politica. Infatti, almeno guardando al mio
mondo,
è purtroppo vero quanto è stato detto: la società
non è migliore della
politica. Ma è anche vero che i buoni politici sono, o
dovrebbero essere, un
po’ meglio della società, visto che si candidano a guidarla
verso un domani
presumibilmente migliore. Un vero e buon leader deve essere piú
onesto e capace
della media.
E
qui vengo al secondo pensiero, stavolta da semplice cittadino attivo
che per la
prima volta vuol dare una chance a un partito, a un partito nuovo. A
capodanno
Beppe Grillo ha messo sul suo blog un originale calendario 2007 dei
santi
laici.
Dice
Grillo nella presentazione: “L’Italia ha avuto i suoi santi laici. Ne
sono
morti a centinaia. Per proteggere lo Stato, la libertà di
stampa, i nostri
diritti, la vita dei cittadini. Ho pensato a un calendario per
ricordarli. Per
ringraziarli. Senza di loro il nostro Paese sarebbe lo zerbino dei
potentati economici,
delle mafie, della P2, degli estremisti. Può essere che lo sia
comunque. Ma, in
questo caso, la loro morte serve a ricordarci che l’uomo nasce libero e
non
servo. Coraggioso e non vigliacco.”
Fra
i santi di Beppe Grillo ci sono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino,
Giorgio
Ambrosoli e Carlo Alberto Dalla Chiesa (colgo l’occasione per salutare
Nando,
anche lui qui con Rosy). Ci sono Piersanti Mattarella, Pio La Torre,
Aldo Moro.
C’è anche Vittorio Bachelet, mio padre, al quale Grillo ha
dedicato l’intero
mese di febbraio, classificandolo come politico democristiano. Quando
me ne
sono accorto, proprio ai primi di febbraio, mi sono commosso e, per
ringraziarlo, ho scritto a yournews@beppegrillo.it questo email: “Caro
Dr.
Grillo, sono un suo ammiratore sia sul versante artistico che politico,
ma solo
ora mi accorgo che ha voluto dedicare a mio papà un intero mese
del suo
calendario, affiancandolo a tanti eroi che hanno dato la vita al
servizio del
nostro Paese. La ringrazio TANTO di questo pensiero e le mando un
carissimo e
grato saluto e anche un augurio di buon anno, anche se un po' in
ritardo!
Giovanni Bachelet. PS Mio papà ha fatto politica solo gli ultimi
quattro anni
della sua vita, anche se proprio per questo impegno è poi morto.”
Ora,
dopo il memorabile V-day, mi è venuta voglia di mandargli un
altro email. Che
dice cosí. “Caro Dr. Grillo, lei crede che Piersanti Mattarella,
Pio La Torre,
Aldo Moro, avessero, di molti dei loro colleghi politici (anche di
grosso
calibro), un’opinione molto migliore di quella che lei, dottor Grillo,
ha
felicemente sintetizzato nel V-day di qualche settimana fa? Oppure che
i
partiti di trent’anni fa, fra Lockheed, P2 e qualche occhiolino a
mafiosi e/o
terroristi, fossero tanto migliori di quelli di oggi? Visto che per
lei, dottor
Grillo, qualche politico di quei tempi è un santo, non uno scemo
o un illuso,
allora le racconterò una cosa. Quando nel 1976 molti dicevano
“non t’imbrancare
con questa manica di lazzaroni, non accettare la candidatura”, mio
padre mi
disse, pacatamente: non è serio dire che la politica è
tutta uno schifo, e poi
tirarsi indietro anche nel raro momento in cui al timone c’è
qualcuno che ti
assomiglia, che condivide i tuoi ideali e lavora per il bene del Paese.
Alludeva
a Moro, altro politico che lei, dottor Grillo, ha proclamato santo nel
suo
calendario: Moro piaceva molto anche a mio padre. Si parva licet
componere
magnis, anche
noi, oggi,
siamo schifati quanto lei e i trecentomila di Bologna. Ma non vogliamo
tirarci
indietro. Per questo ci troviamo qui, in questa improbabile impresa del
Partito
Democratico, trascinati da Rosy Bindi: da qualcuno che ci assomiglia,
che
condivide i nostri ideali e lavora in modo disinteressato per il bene
del
Paese. Siamo scemi, illusi, complici della casta? O invece piú coraggiosi
di chi si limita a un pur
meritato vaffa? Ancora un caro saluto, Giovanni Bachelet.”