Segno di contraddizione

[Contributo al numero speciale di Segno nel Mondo, quindicinale dell’Azione Cattolica Italiana, per i 25 anni del pontificato di Giovanni Paolo II]

Al momento della fumata bianca, in piazza san Pietro, c'ero anch'io. Quando echeggiarono dagli altoparlanti le parole "Carolum, Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalem Wojtyla…", ben pochi erano in grado di capire. Vicino a me un romano, tratto in inganno dal suono esotico del cognome - Voitiua, se pronunciato in polacco - esclamò per esempio: Anvedi, er papa africano! Ma il nuovo Papa, un energico giovanottone coi capelli bianchi (difficile spiegarlo ai figli che oggi lo vedono come un vecchio, vecchio nonno), veniva davvero, come disse subito, da un Paese lontano: a quei tempi, ben piú dell'Africa.

La Chiesa è grande! Mi disse quella sera, con tutte e due le mani alzate, un grande amico e maestro, il professor Vittorio Giuntella, incontrato sulla via del ritorno a casa. La Chiesa è grande! Un papa polacco! Il professore, ex internato nei lager nazisti come Massimiliano Kolbe e ben cosciente dell'oppressione cui erano stati successivamente sottoposti i cattolici nella Polonia comunista, era commosso ed entusiasta. Adesso sí che si diverte Giuntella, mi disse quella sera mio padre, facendosi una bella risata. E ci raccontò la prima barzelletta: a complemento delle recenti parole di Giovanni Paolo I, che avevano avuto grande eco - Dio è anche madre - il nuovo Papa avrebbe ulteriormente innovato, aggiungendo: la Madonna è anche padre.

Papà, anche lui fedele al Rosario, era fra i non molti italiani che avevano conosciuto il Papa quando non era ancora Papa. Avevano lavorato insieme, pochi anni prima, in uno degli organismi vaticani - forse quello della famiglia - composto di laici e vescovi. Monsignor Wojtyla era anche venuto a pranzo a casa nostra, lasciandoci un'impressione non solo di fede e coraggio - un vescovo, nella Polonia di allora, doveva averne tanto - ma anche di forza e grande simpatia. Aveva chiesto per esempio a mio zio, appassionato di mare: è meglio andare in barca o stare con la moglie? Insomma la nostra impressione fu la stessa di un tassista romano, la cui battuta (dopo l'elezione) aveva entusiasmato mio padre: 'sto Papa mica è prete, è un omo vero. E molto umano era un suo libro, regalato a noi ragazzi - Amore e Responsabilità - che a me, allora ventenne, forní utili elementi di "controinformazione", in anni di rivoluzione sessuale.

"Segno di contraddizione", altro libretto che raccoglieva gli esercizi spirituali predicati da Monsignor Wojtyla al vecchio Papa Paolo VI, fu subito ripubblicato. Papà disse che il titolo, tratto dalla profezia del santo vecchio Simeone davanti al bambino Gesú nel Tempio, era molto adatto all'Autore. Ma ebbe poco tempo per vederlo all'opera nel ruolo di Papa: morí all'inizio del 1980, a poco piú di un anno dall'elezione di Giovanni Paolo II. Qualche giorno dopo, alla Messa presieduta a San Pietro in sua memoria, il nuovo Papa si avvicinò a mia madre, a mia sorella e a me, ci mise la mano sulla testa e ci tracciò sulla fronte, col pollice, il segno della croce. Un gesto semplice e comune (anche se un giornalista l'ha da poco definito archeologico e in via di estinzione), ma in quel momento mi sembrò unico: proprio lo stesso gesto con cui mio padre mi salutava dicendomi "Il Signore ti benedica".

Solidarnosc e crollo del Muro; un paio di anni santi; incontri fra i leader delle religioni ad Assisi e Dominus Jesus; richiesta di perdono per gli errori della Chiesa e apertura anticipata di alcuni archivi vaticani; tanti nuovi santi, fra cui Kolbe ed Escrivà, Edith Stein e Padre Pio, Pio IX e Papa Giovanni; un grande no alla guerra in Iraq. In un quarto di secolo, quante novità nella Chiesa, nel mondo, nel nostro Paese. Ogni tanto, mentre gli anni passano, ripenso inevitabilmente al professor Giuntella, a quella risata di Papà, al segno di contraddizione. Ma soprattutto mi tornano in mente il segno di croce sulla fronte, il motto di Papa Giovanni - oboedientia et pax - cui Papà era molto affezionato, e una sua vecchia frase degli anni '70: obbediamo in piedi, in piedi aiutiamo il Papa a portare la sua pesante Croce. Amiamo il Papa non perché si chiama Giovanni o Paolo, ma perché si chiama Pietro. In mezzo a tanti cambiamenti, mi commuovo nel ritrovare lo stesso amore e la stessa responsabilità nella nostra grande e tranquilla Azione Cattolica, che oggi si rinnova.

[Giovanni Bachelet]