Prima domenica di Avvento, Cava de’ Tirreni, 28 novembre 2004

Le letture di oggi aprono l’Avvento. “Tempo del primo Avvento, tempo del secondo avvento, sempre tempo di Avvento. Anche il grano attende, anche l’albero attende, attendono anche le pietre. Tempo del concepimento di un Dio che ha sempre da nascere”. Cosí comincia la Ballata della Speranza di Davide Maria Turoldo,[1] imparata una trentina d’anni fa per una veglia degli Scout. Il primo Avvento è l’attesa di Maria e la nascita di Gesú a Betlemme, duemila anni fa. Il secondo Avvento è la seconda venuta di Gesú, la Parusia, il suo ritorno nell’ultimo giorno, atteso dai cristiani di tutti i tempi. Oggi, inizio dell’anno liturgico, le letture richiamano questa grande attesa.

Isaia parla del giorno in cui tutti i popoli saliranno al monte del Signore, che sarà re e giudice fra le genti; di un nuovo tempo di pace nel quale la guerra sarà dimenticata e le spade trasformate in aratri. Anche il salmo responsoriale, che per una coincidenza è lo stesso di domenica scorsa, parla delle tribú che salgono con gioia a Gerusalemme, e invoca pace. La lettera di Paolo sveglia i cristiani di Roma: la notte è avanzata, il giorno è vicino. E’ ora di buttare via le opere delle tenebre e indossare le armi della luce. Nel Vangelo di Matteo Gesú stesso parla ai suoi della seconda venuta. Il suo ritorno sorprenderà quelli che, come ai tempi di Noè, mangiano, bevono e vivono senza pensare a Dio; Gesú avverte inoltre che, per salvarsi, non basterà appartenere a una famiglia, a una casa: di due uomini che sono nello stesso campo, uno sarà preso e l’altro lasciato. Occorre perciò vegliare, essere sempre pronti.

L’arrivo di Gesú come un ladro nella notte, in un’ora che nessuno può prevedere –l’ora della nostra morte, come diciamo nell’Ave Maria, o l’ora della fine del mondo– fa paura ed è un ammonimento a svegliarsi e cambiare vita. Quest’aspetto delle letture di oggi, un tempo molto sottolineato (si parlava di giudizio particolare e giudizio universale), ci spinge a ricordare le promesse del nostro Battesimo. La nostra veste bianca è ancora bianca o ha bisogno di una bella lavata? Siamo pronti, oppure siamo rassegnati alla nostra debolezza, alla nostra sonnolenza davanti alla televisione o al computer, alle nostre notti vuote di Dio e piene di negligenza, stupidità, indifferenza alle necessità degli altri? L’inizio di questo Avvento e le letture di oggi ci ricordano che il tempo è prezioso. Possiamo ancora usarlo bene. Nessun peccato, colpa, errore, rimorso, dubbio è troppo grande: siamo ancora in tempo.

Le letture, però, parlano anche di gioia. Promettono un nuovo tempo di pace e di giustizia al quale il mondo è destinato, per il quale vale la pena di lavorare, vivere e sperare. I primi cristiani, ripieni di Spirito Santo, attendevano il ritorno di Gesú da un momento all’altro. Ma il sentimento prevalente non era la paura. Era invece il desiderio; la fretta di rivederlo; la viva coscienza che questo mondo e questa vita, pure meravigliosi, sono solo una preparazione di quell’incontro, di quel nuovo e definitivo mondo di pace e di gioia. I primi cristiani, poi, ricordavano che Gesú, come abbiamo visto nel Vangelo di domenica scorsa, è re e giudice ben diverso dai potenti di questo mondo. Regna e giudica con infinita bontà e misericordia dall’alto di una croce che ha voluto portare al posto nostro. Gli basta il sorriso di un ladrone per portarselo la sera stessa in Paradiso.

Chiediamo allora a Dio il dono dello Spirito Santo, promesso da Gesú quando è salito al cielo. Che lo Spirito Santo ci aiuti a capire dov’è il bene: finché siamo piccoli ci guidano i grandi, ma da grandi dobbiamo esercitare responsabilità e intelligenza. Che lo Spirito Santo ci aiuti a non disperarci di fronte al nostro ricorrente peccato e al tanto male che c’è nel mondo, ma anche a non rassegnarci: a ricominciare, invece, ogni giorno la buona battaglia, dentro e fuori di noi, certi della misericordia e dell’aiuto di un Padre buono che è nei cieli, sempre pronti al ritorno di Gesú.



[1] oggi reperibile in rete, ad esempio su http://www.poiein.it/retec/poesia/TuroldoSperanza.htm