Carlo Buzzetti e Giovanni Bachelet
LA SPIRITUALITA’
INTERCONFESSIONALE
per
la bibbia e per la gente: passione, competenza, indipendenza[1]
1.
La comune spiritualità dei laici cattolici (in particolare in Italia).
Oggi
le situazioni dei laici cattolici sono varie, ampiamente diverse. A
grandi
linee, si va dalle associazioni laicali storiche ai numerosi movimenti
(che si
sono moltiplicati dopo il concilio Vaticano II). Qui, come premessa al
tema
centrale di queste pagine,
tracciamo
un quadro di considerazioni generali. Oltre il rischio di qualche
semplificazione riduttiva ci può essere un vantaggio: fornire
una
solida base
al tema della consistenza della “spiritualità interconfessionale”.
Anche in Italia la maggioranza
dei cattolici vive una situazione
di fondamentale indipendenza dal clero.
Soprattutto per le attività non esplicitamente religiose: la
famiglia,
il
lavoro, l’economia, la cura della salute propria e altrui, il
divertimento, la
scienza, la politica. In teoria il fenomeno non coglie di sorpresa la
chiesa
cattolica. Ne ha parlato lucidamente, prevedendo pericoli e
opportunità, lo
stesso Concilio Vaticano II (finito nel 1965).
In pratica nella comunità
cattolica convivono atteggiamenti vecchi e nuovi. Da una parte vi sono
nostalgie
di una cristianità perduta. Dall'altra vi sono spinte verso una
nuova
maturità
cristiana, da vivere con gioia e speranza in mezzo a tutti gli uomini.
Tuttavia, in questo contesto, la stessa definizione di laici cattolici
non pare
univoca. Chi sono?
Quelli che scelgono
l'insegnamento della religione cattolica a scuola o optano per la
chiesa
cattolica al momento di pagare le tasse? Allora sono oltre il novanta
per cento
della società italiana. Questi laici cattolici hanno però
rari e
sporadici
rapporti con la chiesa (matrimoni, funerali…) e hanno poca o nessuna
familiarità con la Bibbia. Essi utilizzano preti e religiosi,
considerandoli
rappresentanti di una casta ecclesiastica da rispettare in quanto
gestisce una
centrale di servizi pregiati. Essi chiedono al clero soltanto di
continuare a garantire
lo svolgimento di una
serie di
funzioni che, ai loro occhi, assicurano decoro, rispettabilità o
eleganza
morale a certi atti importanti della vita. Amano dichiararsi credenti
ma
precisano subito di essere poco e irregolarmente praticanti, evitando
ogni
richiesta che vada oltre gli adempimenti formali o materiali: nella
vita
quotidiana, essi non intendono l’essere cristiani come una fonte
d'impegno e
responsabilità. Però non rinunciano alla loro posizione
di cattolici;
anzi, a
volte, la riaffermano e la difendono come un'identità che
è fonte
innegabile di
diritti. In sintesi,
non
si possono considerare avversari della vita cristiana ecclesiale, ma
neppure
sostenitori.
Oppure laici cattolici sono gli
adulti che frequentano con qualche regolarità una parrocchia?
Allora
sono
attorno al venti per cento della società italiana. Per loro
essere
cristiani
significa avere un rapporto personale con la chiesa e la parola di Dio
(almeno
nella liturgia). L'eventuale scarsa adesione a qualche esortazione
della chiesa
nasce da una certa freddezza
complessiva, da una fondamentale difficoltà a
riconoscersi in alcune grandi battaglie della chiesa; il che ad alcuni
impedisce di assumere responsabilità e impegni cristiani al di
là della
pratica
religiosa, nel timore di doversi sottoporre a direttive delle quali
essi non
sono pienamente persuasi. Ma nel complesso questo gruppo non ha
abbandonato la
fede, anzi, guarda alla chiesa e alla parola di Dio con sincera
attenzione. In
presenza di proposte adeguate, questi laici potrebbero sprigionare un
notevole
potenziale d'impegno e di rinnovamento.
Oppure i laici cattolici in
Italia sono quelli che appartengono alle organizzazioni cattoliche? La
chiesa
locale o nazionale fa molto affidamento su di loro, soprattutto per
quelle che
abbiamo chiamato attività esplicitamente religiose. In
quest'ambito i
laici
sono in genere vistosamente collegati alle persone del clero, alle loro
esperienze e alle forme della loro concreta autorità.
Con il
clero essi
collaborano direttamente ed esplicitamente, svolgendo attività
molto
varie:
ora modeste, ora anche di alta responsabilità. Prevale un clima
di
netta
dipendenza. I laici ricevono, accolgono e mettono in pratica direttive
che vengono dal
clero, e la
loro responsabilità si colloca entro i limiti, in genere
piuttosto ben
definiti, di una qualche delega. Non poche volte questi laici vivono
una
spiritualità cristiana
davvero
evoluta e generosa. Ma non tutti sono nelle medesime condizioni. Alcuni
si
trovano a loro agio in un clima di dipendenza e scarsa
responsabilizzazione.
Altri, invece, collaborano con impegno e attendono con pazienza che il
nuovo
stile promosso dal Concilio Vaticano II diventi patrimonio di tutta la
chiesa.
Con inevitabile semplificazione,
si può dire che i laici cattolici italiani rientrino in una di
queste
tre categorie:
l’estraneità, la
pratica religiosa e l'impegno diretto (quest'ultimo soprattutto nelle
strutture
parrocchiali). L'esperienza post-conciliare, però, suggerisce
che,
anche nella
terza categoria, non sempre i vari gruppi o movimenti sono capaci di
armonizzarsi tra loro, attorno alla medesima fede, dentro la chiesa
comune, per
raggiungere insieme delle decisioni. Chi ha avuto esperienza del
movimento
ecumenico e biblico si meraviglia di questa incomunicabilità e
diffidenza fra
diverse famiglie della stessa chiesa. Forse un po' di lavoro ecumenico
e
biblico, oltre al valore intrinseco, avrebbe anche un chiaro valore
pedagogico,
come scuola di conoscenza reciproca, saldamente ancorata alla parola di
Dio, fra
gruppi cristiani dotati di tradizioni e di sensibilità diverse;
e come
metodo
sicuro per fondare l'unità su ciò che davvero conta e
unisce, e
valorizzare,
senza drammatizzarle, specificità e differenze.
2.
L’esperienza UBS/ABU: soprattutto a partire da laici.
Se cerchiamo le radici storiche delle Società Bibliche e oggi consideriamo i comportamenti di delle persone coinvolte nelle United Bible Societies (UBS), possiamo notare un fenomeno: l’emergere e il prevalere di uno stile che è sintomatico di una spiritualità laicale.
Le origini.[2] Se vogliamo comprendere le
caratteristiche delle UBS come fenomeno spirituale, sembra corretto e
opportuno
procedere così: tenere come sfondo e come punto di partenza il
vasto
movimento
di conoscenza della Bibbia che, specialmente nei tempi moderni, si
manifesta in
Europa. Sul versante dell’impegno quel movimento presenta soprattutto
lo
sviluppo di un semplice proposito fondamentale: fare il possibile per
rendere
sempre più largamente accessibile il testo scritto della Bibbia.
E,
notoriamente, in proposito gli episodi maggiori sono spesso legati a
vicende
tipiche di ambienti e contesti dove domina il clima sviluppatosi in
seguito
alla Riforma protestante. Circa la diffusione della Bibbia, lì i
fatti
più famosi
sono specialmente tre. Anzitutto,
la traduzione biblica di Martin Lutero. Subito dopo, il formidabile
appoggio
che la sua diffusione riceve dall’allora nuovissima risorsa costituita
dalla
stampa mediante i caratteri mobili.
In seguito, la creazione di specifiche organizzazioni che
nascono con
l’esplicito scopo primario di favorire la diffusione del testo biblico. Di fatto a partire dal sec. XVI si
realizza un fenomeno innegabile: si distribuiscono tante copie della
Bibbia
quante mai erano state diffuse prima di allora.
Ora, di quei tre fatti famosi quello forse meno noto
ai nostri lettori è il terzo. Per cui qui si dedica spazio a
illustrarlo un
poco.
Agli inizi del sec. XVIII sorge una iniziativa che forse
è il
maggiore
precedente delle moderne Società Bibliche (= SB). Perciò
all’interno
delle SB
essa è abitualmente considerata come un loro antenato o una loro
radice. Nel
1710, ad Halle (Germania), il barone von Canstein, un cristiano di area
protestante evangelica luterana, fonda un istituto biblico allo scopo
di
favorire il contatto tra la Bibbia e la gente povera. In un secolo,
quell’organizzazione permette di distribuire oltre tre milioni di copie
dell’intera Bibbia o del Nuovo Testamento. Per quell’epoca, quel
tedesco prototipo
di società biblica ottiene dei risultati innegabilmente
eccezionali. Ma
il suo
influsso diretto rimane limitato alla sola Germania.
Quasi cento
anni dopo, e
in maniera indipendente, nasce in
Inghilterra un’altra organizzazione, una Società
Biblica che possiede già in partenza un vasto orizzonte
d’azione (e per questo suo proposito risulta molto simile alle moderne
SB): la
“British and Foreign Bible Society” (= BFBS). I
suoi inizi vengono raccontati così. Un giorno del 1804, a
Londra, in una locanda, si incontra un vasto gruppo laici. Sono
commercianti,
ufficiali, funzionari amministrativi, parlamentari e diplomatici. Tra
loro non
si trovano pastori o preti per il semplice fatto che questi non sono
stati invitati.
Il che è accaduto forse a motivo dello scopo principale di
quelle
persone:
commentare la situazione delle comunità ecclesiali. Forse hanno
pensato
che
senza pastori sarebbe stato più facile farlo agevolmente e con
piena
schiettezza. Quei laici osservano: purtroppo, le persone dirigenti
delle loro
chiese inglesi (cioè quelle del clero) sono spesso impegnate a
combattersi sul
piano delle idee religiose; e lo fanno volentieri anche nelle edizioni
della
Bibbia. Troppe volte le annotazioni a margine o in calce, più
che
aiutare i
lettori a intendere bene la Bibbia, sembrano preparate per criticare le
opinioni
altrui e per difendere le proprie. Quindi i laici di quel gruppo
dicono: “La
situazione delle nostre comunità cristiane è
insostenibile. Deve
cambiare!”
Poi qualcuno dei presenti racconta la vicenda di Mary Jones: una
ragazza
gallese che voleva possedere una copia della Bibbia tutta per
sé,
scritta nella
sua lingua… Ma non la trovava. Le hanno detto che forse il parroco di
un
villaggio ne ha alcune copie... Ma per arrivarci Mary ha dovuto
affrontare un
cammino faticoso e avventuroso. Le è stato necessario
attraversare
molti
villaggi e monti, persino a piedi nudi. Ha avuto bisogno di una lunga e
penosa
pazienza. E quando alla fine ha trovato la sua tanto desiderata copia
della
Bibbia, ha scoperto che per averla doveva spendere molto più di
quanto
pensava
e poteva… Le persone riunite nella locanda londinese trovano che quella
storia
è davvero molto triste, commovente e scandalosa; troppo.
Allora reagiscono. Sono convinti che bisogna fare qualcosa.
Alcuni forse
pensano di suggerire al clero qualche intervento efficace. Ma i
più non
sono
convinti. A chi rivolgersi? come? quando? Prevale l’idea che devono e
possono
fare qualcosa loro stessi, in prima persona. Capiscono che loro
potrebbero
affrontare tutta la situazione. Potrebbero assumerla loro e gestire
loro
direttamente l’impresa di arrivare ad alcune soluzioni davvero
efficaci.
Probabilmente pensano e dicono: “In fondo, è soprattutto
questione di
preparare, produrre, distribuire e vendere…; tutte cose cioè che
noi
sappiamo
fare bene, anche senza i pastori e magari meglio di loro; perché
è il
nostro mestiere.
Se noi mettiamo insieme le nostre varie competenze, possiamo
raggiungere dei
buoni risultati più facilmente di qualunque organizzazione
soltanto
ecclesiastica”.
Quindi, con pratica coerenza, quei trecento laici scelgono di
organizzarsi.
Anzitutto si danno un programma che alla base è molto semplice:
bisogna
curare
– urgentemente e bene – la traduzione, la produzione e la distribuzione
di
molte copie della Bibbia, in modo da poter aiutare tutte le persone che
hanno
troppa difficoltà a trovarne una la quale sia veramente
accessibile e
buona per
loro. Fondamentalmente, quelle copie della Bibbia devono possedere
soprattutto
due caratteristiche: essere scritta in una lingua comprensibile e avere
un
prezzo abbordabile.
Come si vede, alla radice
di quella famosa decisione c’è una scelta che potrebbe essere
detta
spirituale:
servire - molto praticamente - la Parola di Dio scritta e il popolo dei
credenti. Così nasce la BFBS. E molto presto essa si espande
anche
fuori
dell’Inghilterra. In Europa e oltre, stabilisce una rete di suoi
agenti. E poco
dopo nascono delle altre SB: in Olanda (1814), negli Stati Uniti
(1816), in
Russia (1821). Dopo molteplici tentativi e varie tappe di
organizzazione o
integrazione internazionale, nel 1946 alcune grandi SB si uniscono in
una
struttura di tipo piuttosto federale: “United Bible Societies” (UBS o
ABU,
Alliance Biblique Universelle). E in breve tempo questa si allarga
sempre più.[3]
Ogni singola SB rimane indipendente e primariamente responsabile della
sua
attività nel proprio paese, ma molto spesso i suoi legami con
l’associazione
mondiale risultano forti e piuttosto decisivi.
E ancora oggi, abitualmente. Il clima
originario –
cioè quello di un gruppo di laici che si assumono in prima
persona una
responsabilità della quale essi sono competenti – continua anche
oggi.
I capi
di UBS/ABU sono spesso dei laici. In linea di principio, tutti loro
possono
essere dei laici; l’appartenere al clero non è mai una
condizione
richiesta. E’ vero che di fatto oggi non
poche
delle persone coinvolte, anche tra i dirigenti, appartengono al clero
di
qualche chiesa cristiana. Ma in proposito è importante una serie
di
osservazioni. All’inizio delle SB i membri del clero non potevano
nemmeno far
parte di una SB. E’ vero che in seguito, visti i buoni rapporti con le
chiese,
molte SB hanno ammesso la presenza anche attiva di molti singoli
individui
appartenenti al clero. Ma questi non sono mai anzitutto o soltanto dei
delegati
che le chiese mandano in una loro
associazione. Invece, sono personalmente
cooptati o eletti da ABU/UBS. In altre parole: benché di fatto
essi
esprimano
un’autorevole rappresentanza della loro chiesa,
non sono formalmente
investiti dalla loro chiesa.
Ancor oggi,
nessun ruolo
dirigente è ufficialmente assegnato da una qualche
autorità
ecclesiastica.
Poiché molto spesso sono in notevole ed esplicita armonia e
concordia
con le
realtà ecclesiali, le SB vedono impegnati al loro interno anche
alcuni
dirigenti
delle chiese. Tuttavia le SB non dipendono mai da quelle persone come
dai loro
superiori; cosicché l’insieme della struttura UBS/ABU offre un
esempio
molto concreto
di spiritualità cristiana essenzialmente laicale, autonoma,
ricca di
rapporti fecondi
con le comunità ecclesiali, eppure del tutto indipendente e
quindi non
confessionale
a priori.
Questa
formula è
particolarmente felice. Trae la sua origine da una pluralità di
denominazioni e
confessioni cristiane, di peso anche molto diverso, che forse, in
presenza di
una delega formale, avrebbero maggiori difficoltà a raggiungere
delle
decisioni
comuni. Naturalmente le SB di UBS/ABU rendono un prezioso servizio non
solo ai
cristiani ma alla comunità cristiana nel suo insieme, quindi
alle
chiese. Ma si
tratta di un’iniziativa svolta sotto la responsabilità dei
promotori,
non alle
dipendenze di una o più chiese.
Circa il rapporto con le chiese,
all’interno di UBS/UBU si possono incontrare soprattutto due o tre
modelli.
Uno, di ispirazione fondamentalmente anglosassone, è preoccupato
di
sottolineare una forte neutralità confessionale per poter
liberamente
servire
tutte le chiese. In questo caso le SB non stabiliscono nessun legame
formale
con le chiese costituite e i loro comitati possono tranquillamente
comprendere
cristiani di tutte le denominazioni. Questi, oltre che in base al loro
amore
per la Bibbia e per le persone, sono designati in base alle loro
competenze, ai
loro interessi prevalenti, alle loro relazioni.
Un altro modello di rapporto tra
una SB e le chiese locali è tipico soprattutto di paesi del nord
europeo dove
esistono delle chiese di stato. Esso comporta che in un comitato di
controllo
della SB ci siano dei rappresentanti ecclesiastici, ufficiali. Ma anche
in
questo caso essi non sono scelti né ‘imposti’ dall’esterno. Una
chiesa
maggioritaria
può soltanto designare i suoi, quindi non può avere il
monopolio delle
presenze
nella SB. Specialmente in tempi recenti, per un influsso internazionale
di UBS/ABU,
anche in quelle situazioni i comitati di controllo si sono largamente
aperti a
membri non appartenenti alla chiesa dominante.
Un terzo modello, sviluppato
soprattutto in ambienti nord-americani, prevede la costituzione di un
consiglio
di consulenza - che non si riunisce spesso, ad es. solo una volta
l’anno - al
quale la SB invita le chiese ufficialmente disposte ad appoggiare la
sua attività;
ad esse la SB chiede di inviare dei rappresentanti da consultare. A
volte
questo modello si realizza mediante la costituzione di più
consigli di
consulenza, piccoli ed agili.
Il tipo di rapporto che esiste tra una concreta SB e le chiese
del suo
ambiente varia soprattutto in funzione di un fattore. Se di fatto la SB
sceglie
di stabilire dei rapporti soltanto con una chiesa del posto – quella
maggioritaria o quasi unica – oppure se decide di servire davvero tutta
una
vasta varietà di comunità ecclesiali (e così
stabilisce di dialogare
con tutte
loro). Nel primo caso i legami possono essere stretti ed efficienti, ma
possono
risultare un po’ mortificanti o pericolosi. Nel secondo caso la SB
può
alimentare e diffondere un concretissimo ed edificante respiro
interconfessionale, e grazie ad esso può aprire la strada a
delle
vistose
conseguenze anche sul piano dei rapporti ecumenici.[4]
Alla
base del programma di azione delle SB troviamo un duplice atteggiamento
che è
facile individuare già all’origine della BFBS: sia il
riconoscimento
della
grande importanza - per ogni persona cristiana - del contatto con la
Parola di
Dio scritta; sia la decisione di dare una precisa concretezza alla
sollecitudine - che ogni cristiano deve avere - per il bene delle
persone che
compongono il Popolo di Dio.
amare davvero la Parola di Dio scritta.
La descrizione della
situazione a partire dalla quale ha avuto origine la BFBS permette di
cogliere
senza ambiguità un fatto dominante: quelle persone sono state
animate
dalla convinzione
che la Parola di Dio scritta è un tesoro di altissimo valore.
Devono
aver pensato:
“Affinché la realtà di quel tesoro possa apparire in
chiaro risalto,
anche
nella nostra situazione è necessario ripresentarlo in tutta la
sua
purezza”.
Quindi hanno ritenuto che la Parola di Dio scritta doveva urgentemente
essere
liberata dal quel materiale secondario che un po’ troppo spesso la
circondava
sin quasi a soffocarla (cioè dal materiale contenente le varie
dispute
e
polemiche di persone e di gruppi che a quei tempi tendevano a fare
della Parola
di Dio non soltanto la base del nutrimento della loro vita di credenti
ma forse
anche l’occasione o il pretesto per le loro discussioni e i loro
contrasti).
Certamente la percezione di quella diversità d’importanza
- tra
la
Parola di Dio e le parole di commento - non costituisce certo
un’acquisizione
teologica inedita: anche già in precedenza tutti i teologi
tradizionali
l’avevano sempre affermata; di certo anche moltissimi teologi
conservatori di
allora continuavano ad affermarla come un grande principio. Piuttosto
originale
invece pare la ferma decisione con cui quei fondatori hanno avvertito
di dover
far sì che tale principio fosse applicato ad alcune pratiche
conseguenze.
Devono aver pensato: “Se è vero che la Parola di Dio scritta
è
infinitamente
più importante delle parole umane utilizzate per alimentare le
dispute
teologiche,
bisogna fare in modo che quella differenza sia resa evidente. E se la
prassi
corrente risulta non capace di assicurare abbastanza la sua
espressione, vuol dire
che la prassi deve essere modificata.”
Di fatto sono principalmente due le pratiche conseguenze che in
quella
situazione sono sembrate meglio garantire l’espressione della natura
della
Parola di Dio scritta.
Prima, la produzione di pubblicazioni della Bibbia avrebbe
dovuto essere
sganciata dai gruppi specialmente coinvolti nelle dispute teologiche. A
quel
tempo, se la Bibbia era diffusa da uno di quei gruppi, troppo spesso e
quasi
inevitabilmente i destinatari erano portati ad identificare la Bibbia
stessa
con questo o quel gruppo, magari con una persona leader, con le sue
idee e
forse con le sue parzialità. Allora diventava notevolmente arduo
individuare in
maniera distinta: da una parte il messaggio della Bibbia, dall’altra
quello di
una persona o di un gruppo[5].
Perciò a loro è sembrato opportuno fare in modo che la
Bibbia fosse
prodotta da
persone che non erano portavoce di una qualche fazione.
Seconda conseguenza: le notazioni,
soprattutto quelle ampie, avrebbero dovuto essere abolite.
Poiché la
prassi
mostrava come le note di commento
costituissero l’area preferita dalle persone desiderose di diffondere
la loro
personale comprensione della Bibbia anche a costo di penose polemiche,[6]
e poiché così il loro effetto risultava spesso gravemente
inquinante, è
parso
saggio eliminare alla base quella possibilità.
In proposito una doppia osservazione sembra doverosa.
Nell’atteggiamento
di fondo di quei laici fondatori, specialmente chi è alimentato
da
teologia
cristiana cattolica può facilmente avvertire una qualche
ingenuità e un
pericolo. Primo, una
ingenuità. E’ noto come molte e autorevoli riflessioni
ermeneutiche,
soprattutto moderne, insegnino quanto sia illusorio pensare che la
Bibbia possa
avere una sua esistenza del tutto autonoma rispetto a qualsiasi gruppo
e a
qualsiasi teologia. Come per ogni opera scritta, solamente la
conoscenza del
suo contesto di origine e di uso permette di identificare il suo
effettivo
significato. Se, al contrario, la Bibbia è sganciata da ogni
contesto
di
origine e di uso, i suoi significati diventano piuttosto vaghi,
inafferrabili,
ambigui. Secondo, un
pericolo. Innegabilmente la zelante preoccupazione di purificare il
più
possibile tutto quel che circonda la Parola di Dio, è in se
stessa
ammirevole.
Tuttavia può anche essere espressione di un pregiudizio di tipo
piuttosto
unilaterale – in questo caso, soltanto protestante – in base al quale
si tende
a considerare come ingerenza corruttrice ogni presenza accanto alla
Parola,
compresa quella di qualsiasi comunità ecclesiale. Allora si
tende a
sostenere
che nessun tipo di presenza ecclesiale può mai risultare un vero
servizio alla
Parola, nemmeno alla sua forma scritta; nulla è necessario
né
opportuno. E in
tal caso una zelante preoccupazione, invece che mettere in moto una
purificazione dell’intervento ecclesiale, sembra avere l’effetto
drastico di
mortificarlo, o di metterlo da parte o persino di abolirlo.
A
quella doppia osservazione è possibile presentare una duplice
risposta,
fondata
sulla convinzione che il problema fondamentale sia soprattutto una
questione di
gradi. E’ vero che
un’eventuale prospettiva ‘ingenua’ può essere soggiacente all’
iniziativa di
mettere in risalto la Bibbia isolandola più di prima, e che una
sua
affermazione
in grado estremo può risultare non accettabile da parte di
alcune
comunità cristiane.
Ma una sua affermazione non estrema - cioè limitata a sostenere
che la
Parola
di Dio scritta deve essere presentata in modo che siano evidenti la sua
precedenza e la sua superiorità rispetto a qualsiasi altra
parola che
la
commenta - non pare affatto ingenua, non può essere detta
soltanto
“protestante”. Anche i teologi piuttosto conservatori d’ogni tempo e di
ogni
confessione cristiana affermano serenamente che la Parola di Dio
scritta deve
poter essere colta nella sua posizione distinta e superiore rispetto
alla
posizione di qualsiasi altra parola di commento; nessun buon teologo
sostiene
mai che sarebbe migliore una situazione dove non fosse agevole cogliere
la
natura e la posizione proprie della parola di Dio scritta. Su quella
linea,
anche la prassi comune delle autorità ecclesiastiche cattoliche
non
favorisce
di certo la diffusione generalizzata di edizioni della Bibbia dove la
fisionomia della forma della Parola di Dio scritta appare presentata in
maniera
piuttosto confusa.
E’ vero che una posizione esclusiva – del tipo
“diffondiamo soltanto delle Bibbie che non hanno nessuna nota” –
risulta
problematica e per tanti cristiani non è accettabile (almeno
nelle sue
forme
rigide). In quella direzione le direttive delle autorità
ecclesiastiche
cattoliche
non ammettono la possibilità di edizioni della Bibbia che non
siano
“corredate
di note necessarie e veramente sufficienti” (Dei Verbum
25). Tuttavia è
innegabile che quella drastica opposizione alle note espressa dalle
prime SB
poi ha condotto i più a distinguere tra note confessionali e
note di
tipo
storico-letterario-culturale; come risulta nei più recenti
documenti di
collaborazione interconfessionale,[7]
oggi queste sono serenamente accolte anche da UBS/ABU.
Coerentemente, se una edizione biblica contiene
alcune note o altro materiale supplementare, ogni chiesa e
comunità
ecclesiale
ammette che essa sia utilizzata nel proprio ambito soltanto se il suo
materiale
supplementare è in chiara armonia con la propria confessione. E
in modo
analogo, in genere le SB di UBS/ABU fanno in modo che le loro edizioni
della Bibbia
siano adatte a continuare il loro impegno fondamentale: quello di
servire le
persone di varie confessioni cristiane, anche diverse; sempre volendo
essere
fedeli al medesimo scopo, in un primo momento le SB hanno scelto la via
del
“senza note” e in seguito la via del “senza note confessionali”.
prendersi cura del Popolo di
Dio.
Logicamente
derivata dalla prima, è la seconda passione: quella di prendersi
cura
delle
persone che dovrebbero – ed eventualmente vorrebbero – avere un
contatto
diretto con la Parola di Dio scritta. Su questa linea le SB si
impegnano ad
operare per diminuire il più possibile le difficoltà che
le persone
incontrano
sulla via verso quell’obiettivo. Quindi le SB fanno in modo di poter
mettere a
disposizione un numero sufficiente di edizioni bibliche (a tale scopo
traducono, stampano, distribuiscono, …) e fanno in modo di poter
offrire
strumenti che sostengono la loro lettura (a tale scopo preparano e
diffondono
opportuni sussidi…)[8].
Chiaramente
significativo è il fatto che le SB conservino e tramandino come
episodio
simbolico la vicenda di Mary Jones;[9]
continuano a vedere quella ragazza come rappresentante di tutte le
persone che
vorrebbero incontrare la Bibbia. Le SB hanno deciso di mettersi a
servizio di
persone come lei e di lavorare per aiutarle a raggiungere la meta di
quel loro
desiderio.
In prospettiva geografica,
all’interno di ABU/UBS viene spesso ricordata un’ affermazione
già dei
primi
tempi: “Se lo facciamo per il Galles, perché non farlo per il
mondo?”[10] In prospettiva culturale
varia, le SB continuano a preparare e diffondere sia edizioni di
livello
letterario, sia traduzioni in lingua corrente, sia traduzioni per
principianti,
sia edizioni per ragazzi, ecc. …
In prospettiva di studio, sorgono
alcune edizioni fornite di ampi sussidi (introduzioni, note, glossari,
appendici, carte geografiche, tabelle, ecc.).
In prospettiva scientifica, le SB curano la
preparazione di varie edizioni critiche: testi nelle lingue originali,
sinossi,
concordanze, dizionari, grammatiche, atlanti, interlineari, poliglotte,
testi
di traduttologia biblica, svariati sussidi per traduttori, ecc.).
In prospettiva interconfessionale
si promuove la collaborazione di cristiani appartenenti a confessioni
cristiane
e insieme si distribuiscono i risultati raggiunti insieme.
In prospettiva didattica e
pastorale, le SB preparano e distribuiscono mostre bibliche e porzioni
di
Bibbia per situazioni od occasioni particolari (scuole, grandi eventi
religiosi
o sportivi, emergenze di vario genere, ospedali, carceri, grandi
anniversari pubblici,
…).
In prospettiva multimediale, si
preparano edizioni della Bibbia che vengono realizzate su supporti
diversi
dalla carta: Braille, e-books, CDROM, cassette, video, ecc.[11] In prospettiva tecnologica, le SB
promuovono la qualità della traduzione, della produzione e della
distribuzione
facendo regolare ricorso alle risorse tecnologiche più avanzate
che
sono
offerte negli ambienti dove esse operano.
Le SB manifestano la loro
concreta sollecitudine verso le persone curando che i loro prodotti
siano
caratterizzati o accompagnati da tre aspetti:
- la disponibilità,
davvero
effettiva. Se
una
edizione della Bibbia esiste, ma Mary Jones non la trova nel suo
villaggio o
nella città vicina, per lei è quasi come se non
esistesse. Quindi le SB
si
impegnano a fare in modo che i testi biblici e i loro sussidi siano
davvero a
disposizione delle persone. Non basta idearli e prepararli, occorre
anche
produrli in molte copie. E non basta produrli, occorre anche
distribuirli sino
a raggiungere i reali destinatari. Le SB
si impegnano ad organizzare gruppi di preparazione, stabilimenti
di produzione,
strutture di trasporto, mezzi e luoghi di diffusione, occasioni di
incontro,
…
- la lingua, davvero
familiare. Se
una edizione della Bibbia esiste, ma
Mary Jones non riesce a comprenderla, per lei è come se non
esistesse.
Quindi
le varie edizioni della Bibbia preparate dalla SB sono espresse nel
maggior numero
possibile di lingue diverse. Le lingue oggi esistenti nel mondo sono
circa
settemila. E agli inizi del terzo millennio il bilancio delle SB dice:
almeno
un libro completo della Bibbia è stato tradotto in oltre duemila
lingue; il
Nuovo Testamento in quasi mille; la Bibbia completa in quasi
quattrocento.
Molto resta ancora da fare.
- il
prezzo, davvero
abbordabile. Se una edizione della Bibbia è stata
prodotta ed è stata portata lì vicino, ma il suo prezzo
supera
nettamente le
possibilità economiche di Mary Jones così che quella
persona non riesce
a
comperarla, per lei è come se quella Bibbia non esistesse.
Quindi le SB
fanno
in modo che ogni edizione biblica abbia un prezzo corrispondente al
salario di
un giorno o di qualche ora di lavoro di un lavoratore dipendente
nell’ambiente
dove essa è distribuita. Inoltre, un sistema internazionale di
sussidi
fraterni, consistenti ed efficaci, permette di intervenire mantenendo
dei
prezzi abbordabili per i destinatari quando questo obiettivo può
risultare
problematico per una particolare SB o area geografica. Quindi ogni SB
è
impegnata anche in programmi di Fund Raising per
sostenere la
diffusione della Bibbia nei paesi dove maggiori sono le
difficoltà
economiche.
4.
Competenza, indipendenza e spiritualità.
Anche nelle UBS si può osservare un misto di elementi
che facilmente si incontra in molte organizzazioni più o meno
analoghe:
un
impegno di produzione che non ha un preciso scopo di lucro; un continuo desiderio di migliorare la
qualità dei propri prodotti; la
decisa volontà di non compromettere la propria libertà
fondamentale. In
altri
termini: una necessità di agire;
una volontà di agire bene, con competenza, producendo
frutti di
buona
qualità; una continua persuasione
di non dover rinunciare alla propria indipendenza.
Qui consideriamo da vicino come gli aspetti di
competenza,
indipendenza e spiritualità si
manifestano in alcuni ambiti principali: la traduzione,
la produzione-diffusione, i rapporti con le chiese. E nel medesimo contesto sembra opportuno
collocare una precisazione, spesso richiesta, circa il rapporto che
esiste tra
qualità ecumenica e qualità interconfessionale della
cooperazione dei
cristiani.
traduzione. Sia che scelgano
di riprodurre la Bibbia su carta stampata, sia che scelgano di adottare
altri
supporti, sempre le SB mettono al primo posto dei loro impegni la
traduzione
dei testi biblici a partire dalle forme linguistiche originarie. Ora,
se il
tradurre è anche una tecnica, in ogni caso esso presuppone
alcune
competenze da
studioso: soprattutto la critica testuale applicata ai manoscritti
biblici e
l’esegesi dei testi biblici. In seguito viene il tradurre vero e
proprio; e
questo non si può mai considerare esaurito una volta per tutte:
ogni
qualche
decennio è da riprendere sempre di nuovo, soprattutto
poiché sono in
continua
evoluzione le lingue dei nuovi destinatari. Ma anche perché
progredisce
la
conoscenza delle lingue originarie e in genere le conoscenze di tipo
storico-letterario. Per poter tradurre bene la Bibbia sono richieste le
varie
competenze dei buoni traduttori: quelle specifiche descritte dalla
traduttologia o scienza del tradurre e quelle alimentate da ulteriori
abilità
connesse alla linguistica,
alla gestione della letteratura scritta, alla scienza della
comunicazione.
Inoltre, com’è noto, nel tradurre la Bibbia è necessario
compiere
alcune scelte
le quali possono essere sostenute soltanto da chi possiede chiare
competenze in
ambito di pastorale, di sociologia e di psicologia religiosa.
In
genere una singola SB non può possedere da sola
tutte le competenze necessarie per svolgere un progetto di traduzione
della
Bibbia; perciò la struttura UBS/ABU ha preparato e mette a
disposizione
due
tipi di sostegni. Da una parte,
una serie di strumenti: edizioni critiche da adottare, vari sussidi da
utilizzare, alcuni esempi di traduzioni bibliche precedenti che possono
essere
assunte come modelli. Dall’altra,
una rete internazionale di persone: degli esperti professionisti - i
“consulenti di traduzione biblica”[12]
- che sono preparati e disponibili per accompagnare le persone
coinvolte, prima
per aiutare a pianificare un intero progetto, poi per guidare e aiutare
durante
la sua realizzazione. Una singola SB è sempre all’origine di
ogni
progetto e,
dopo la sua conclusione, rimane unica responsabile della destinazione
del suo
prodotto finale; gli esperti TC delle UBS si limitano ad assistere il
progetto
in ogni sua tappa.
produzione
e diffusione. A
questo livello le competenze
presupposte sono prevalentemente di natura tecnica e perciò le
SB
dispongono di
persone che sono tecnici esperti in un ambito specifico. Le loro
competenze
corrispondono a quelle classiche di ogni organizzazione produttiva:
pianificazione, Fund
Raising,
grafica, editoria, didattica, psicologia, comunicazione e informazione,
distribuzione, logistica, amministrazione,
ecc.
Anche
in questo ambito spesso una SB locale non è in
grado di fare tutto da sola. Perciò essa fa ricorso alle risorse
comuni
e
centralizzate che l’insieme delle SB mette a disposizione per la
realizzazione
di ogni singolo progetto promosso da una SB. In tal caso tra centro e
periferia
si verifica nuovamente una certa tensione dialettica: mentre ogni singolo
progetto è e rimane
di una SB, la sua assistenza da parte di esperti esterni può
essere più
o meno
vasta e profonda.
Inoltre,
particolarmente a questo livello sono percepibili due tipi di
importantissime
conclusioni. Primo, risulta
sommamente varia la gamma delle competenze che possono essere
convocate: da
quella di chi sa organizzare una spedizione, a quella di chi sa gestire
una
campagna di raccolta delle donazioni, a quella di chi sa condurre un
mezzo di
trasporto, a quella di chi è in grado gestire i registri
contabili, a
quella di
chi sa tenere i contatti con le tipografie, ecc.
Secondo, pare evidente che la spiritualità delle SB
è
aperta a tutte quelle varie attività; infatti, tutte possono
essere
alimentate
specialmente dalle “due grandi passioni” sopra descritte: il forte
amore per la
Parola di Dio scritta, e la forte sollecitudine verso il Popolo di Dio.
Quindi
tutte le persone che operano nelle SB debbono e possono essere
veramente
sostenute soprattutto da quelle passioni: sia le persone che compiono
azioni
modestamente materiali (da un imballaggio a una serie di telefonate)
sia le
persone che svolgono impegni più sofisticati (dalla revisione
stilistica di una
bozza di traduzione, all’animazione di un gruppo biblico che inizia a
usare una
nuova traduzione, alla guida in una mostra biblica).[13]
Un’osservazione circa la natura degli esperti che a vario titolo
collaborano con le SB, risulta illuminante per intendere sia la natura
delle
competenze raccolte e messe in atto sia il tipo di coinvolgimento che
la
collaborazione rappresenta. Infatti, sono relativamente poche le
persone che
trovano all’interno delle SB un’occupazione stabile e a tempo pieno. Ad
ogni
livello, invece, sono molto più numerose le persone coinvolte in
maniera saltuaria
e a tempo parziale. Il che dice: la collaborazione con le SB non
implica necessariamente
una vocazione impegnativa in senso totalizzante né tanto meno
una
vocazione
globale di tipo quasi monacale; le persone esperte che offrono la loro
competenza possono avere già, e continuare a svolgere, anche
altri
impegni;
quindi una collaborazione con le
SB è pienamente rivolta anche a persone cristiane laiche
già variamente
impegnate.
rapporti con le chiese. E’ tuttora
diffuso il
sospetto che spesso le SB non abbiano un atteggiamento molto amichevole
nei
confronti delle Chiese, soprattutto nel senso che non ne riconoscono
esplicitamente l’esistenza, non cercano di collaborare con loro e ancor
meno di
aiutarle. Si tratta di un sospetto piuttosto antiquato, che oggi non
trova
molte conferme né a livello formale né a livello
pastorale.[14] Per la prassi possono agevolmente
essere consultate le testimonianze dirette;[15]
per i programmi ufficiali e le intenzioni esplicite vanno letti i testi
dei
documenti più autorevoli.
L’Assemblea
Mondiale
UBS/ABU di Midrand (ottobre 2000) ha prodotto il già citato
documento “Identità
e carattere dell’Alleanza Biblica Universale”, breve
e prezioso,
nel quale si offre una autorevolissima e rinnovata autodefinizione.[16] Lì una delle osservazioni iniziali
dichiara molto esplicitamente: “Le Società Bibliche portano
avanti il
loro
compito in accordo e cooperazione con
tutte le Chiese cristiane e con le organizzazioni collegate con
le
Chiese”. E sotto il suo paragrafo
“Società Bibliche: chi siamo” si
legge: “Le
Società
Bibliche
considerano le Chiese come i responsabili principali della missione di
Dio nel
mondo. Le Società Bibliche
servono le Chiese e le organizzazioni loro affiancate come una risorsa
[cui
fare riferimento], ma non usurpano la missione delle Chiese. In alcune situazioni però, le
Società Bibliche possono aiutare al meglio le chiese facendo da
catalizzatori e
pionieri nella prima linea della missione, aprendo nuove aree alla
testimonianza cristiana.
Le Società Bibliche affermano che le Sacre Scritture
appartengono a
tutte le Chiese, e riconoscono che le interpretazioni dottrinali delle
Scritture spettano alle Chiese.”
Sotto un altro paragrafo (“Società
Bibliche: come lavoriamo
insieme”)
si
legge: “Le
Società Bibliche lavorano con una cooperazione nella quale si
cerca di
essere
al servizio l’uno l’altro, e insieme di servire le Chiese nello spirito
con il
quale Cristo serve noi.” Inoltre, il secondo dei due documenti di
Midrand 2000
ribadisce molto nettamente la prospettiva interconfessionale. Dice:
“Noi siamo
impegnati a servire le chiese di ogni confessione cristiana e a cercare
di
collaborare con le organizzazioni collegate alle chiese”.[17] Il che permette senza dubbio di
concludere: quando qualcuno delle Chiese cristiane incontra le SB, si
trova di
fronte a persone che condividono la medesima fede e per qualche aspetto
il
medesimo impegno; in altre parole, incontra gente che si dichiara
felicemente
consapevole di aver ricevuto un dono e un compito, da svolgere a
servizio della
chiesa, per il quale le forze umane non sono sufficienti: “UBS/ABU
esiste per
servire il Signore Gesù Cristo e la Sua chiesa fornendo la Sacra
Scrittura alla
gente del mondo e promuovendola per loro. Noi siamo lieti di questa
vocazione e
riconosciamo che per compierla noi dipendiamo dalla forza e dalla guida
dello
Spirito Santo.”[18] La volontà di stabilire contatti con le
chiese è, almeno in linea di principio, chiaramente affermata:
“[…] noi
ci
sforziamo di […] cercare la collaborazione con chiese e organismi
cristiani, là
dove le nostre rispettive missioni si sovrappongono, per meglio
compiere il nostro
compito”.[19]
In particolare, specialmente nell’ambito del tema dei rapporti
con le
chiese, pare degno di ripresa e di sottolineatura particolare un
elemento della
fisionomia di ABU / UBS: la decisa e stretta mistura di aspetti
religioso-spirituali e aspetti tecnico-materiali. La chiara
comprensione di
quell’elemento permette di capire correttamente in quali termini si
può
porre
una qualsiasi collaborazione. Come sappiamo, in ambienti cristiani un
tale
fenomeno non è affatto nuovo; già in molti episodi del
passato alcune
persone
cristiane si sono mostrate capaci di combinare una esplicita
spiritualità e
qualche innegabile abilità; e in questo senso nei casi migliori
le SB
si
collocano sulla linea delle grandi imprese cristiane di ogni tempo. La
consapevolezza
di essere investiti di una tale vocazione complessa trova una bella
espressione
in parole di questo genere: “Come Società Bibliche riunite
insieme per
consultazione, reciproco aiuto e collaborazione, noi ci impegniamo a
mettere in
pratica la koinonìa cristiana
condividendo in modo creativo le
nostre risorse di persone, di denaro e di conoscenza durante
l’assolvimento del
nostro comune compito”.[20]
“interconfessionale = ecumenico?”
Un punto
specialmente urgente nel contesto dei rapporti con le chiese è
quello
circa la
natura ecumenica o meno di UBS/ABU. Ad es., nelle pagine più
volte
citate
leggiamo: “Come associazione mondiale noi ci assumiamo l’impegno di […]
rinvigorire la natura interconfessionale della nostra fraternità
nel
servizio a
tutte le chiese, nella nostra Società Biblica, nel nostro modo
di
dirigere e
nel nostro scegliere il personale di UBS”[21].
Si può vedere che qui, come accade spesso e di preferenza nelle
SB,
viene usato
il temine “interconfessionale” e non il termine “ecumenico”. Non sono
rare le
domande di questo tipo: “Ma interconfessionale
vuol dire ancora ecumenico?”; e: “se no, che differenza c’è?”
oppure: “le SB hanno sempre parlato
così?” E’ possibile dare una risposta-precisazione semplice e
chiara
che
certamente può aiutare a meglio comprendere la fisionomia delle
SB.
Ecumenismo e attività interconfessionale non sono sempre
la
stessa cosa.
L’ ecumenismo rimanda all’unità che i cristiani debbono ancora
raggiungere, e
la promuove. Invece, l’attività
interconfessionale parte dal grado d’unità che di fatto
già esiste tra
i
cristiani, e promuove iniziative di cooperazione tra loro.
In questo senso le SB sono
“interconfessionali”, cioè si mettono a servizio di tutte le
chiese
così come
esse sono, senza lavorare direttamente per cambiarle. Tuttavia un fatto
è
innegabile: l’azione interconfessionale favorisce in modo molto reale e
molto
concreto lo stesso movimento ecumenico; quelli che imparano a lavorare
insieme
imparano anche a capirsi e alimentano il desiderio di essere più
uniti…
Per le SB di UBS/ABU la dimensione interconfessionale è
una
costante
originaria: infatti, sin dai primi inizi il movimento delle SB riunisce
Anglicani, Luterani, Riformati, Ortodossi (Russia, Grecia) e Cattolici
(Malta,
Russia, Germania).[22]
Ma tale clima dura poco: nel 1826 alcuni Protestanti decidono di
preparare
sempre edizioni della Bibbia senza i libri “Deuterocanonici” (detti
“Apocrifi”
dai Protestanti), ma non per questa loro decisione essi sono invitati a
separarsi dalla famiglia delle SB. E a partire da allora si
moltiplicano i
malintesi: ad es. sempre più forti sorgono alcune autorevoli
voci
cattoliche a
denunciare le SB come strumenti di polemico proselitismo protestante e
come
fonte della diffusione di edizioni corrotte della Bibbia (in proposito,
dal
1816 al 1897 vi sono anche alcune condanne papali molto dure[23]).
Di conseguenza, da allora le SB appaiono e sono quasi unicamente
protestanti.
Schematicamente,
ecco la storia. All’inizio le SB
raccolgono soprattutto persone appartenenti a comunità
ecclesiali di
area
protestante, spesso in notevole e penosa tensione tra loro. Poi anche
alcuni
Cattolici e Ortodossi. Ma presto questi si ritirano, in quanto non
approvano la
politica del “senza note” né accettano le scelte di pubblicare
la
Bibbia “senza
i libri Deuterocanonici” dell’AT. Così, in pratica l’originaria
apertura quasi
sparisce. Pertanto le SB restano
quasi soltanto protestanti; ma è interessante notare che in
origine
esse non
avrebbero voluto essere così. In seguito, coerentemente
all’ispirazione
originaria grazie all’evolversi
positivo dei rapporti tra le chiese, la situazione confessionale delle
SB
cambia moltissimo. Tanto che oggi è ormai evidente come
all’interno di
UBS/ABU,
ai vari livelli di funzione e di autorità, sempre più ci
sia posto
anche per
persone di confessione ortodossa o cattolica.[24]
Infine una questione è sempre
critica nel rapporto con le chiese: le persone attive nelle SB sono
soltanto
laici o anche membri del clero? I
300 fondatori originari della citata
prima SB inglese erano tutti laici: commercianti, ufficiali, funzionari
amministrativi,
parlamentari e diplomatici; e la loro famosa riunione non si è
tenuta
in una
chiesa, ma in una locanda. A quella iniziativa le persone del clero non
hanno
parte; anzi non sono nemmeno state coinvolte in modo diretto; i
fondatori hanno
scelto di fare così proprio per poter meglio agire a favore
della
cooperazione
tra realtà ecclesiali diverse che spesso erano polemicamente
separate.
( E
anche in seguito, fino ad oggi, le SB, mondialmente organizzate come
UBS, in
maniera diretta non dipendono da nessuna autorità ecclesiale). Alle origini delle SB, i membri del
clero non possono nemmeno farne parte; poi, in molte SB si ammette la
presenza
anche attiva di molti singoli individui appartenenti al clero;
tuttavia, essi
non sono mai soltanto nominati da una chiesa; sono presenti soprattutto
perché
chiamati dalle UBS, quindi a titolo personale e non come dei formali
delegati. Ancor oggi, nessun ruolo
dirigente è assegnato da una qualche autorità
ecclesiastica.
5.
In
contesto interconfessionale.
Ora vengono descritte le caratteristiche
dell’operare in collaborazione interconfessionale, cioè in un
contesto
o clima
che per UBS/ABU non è mai come eccezionale. Può risultare
non difficile
avvertire che alcuni degli aspetti indicati riprendono dei punti
già
visti.
Tuttavia notiamo che qui sono riconsiderati in prospettiva un po’
diversa: non
soltanto quella dell’operare e dell’operare insieme, ma quella
dell’operare
insieme tra persone che provengono da confessioni e tradizioni
cristiane
differenti.
rapporti
interconfessionali tra persone.
Circa i rapporti di UBS/ABU con le varie chiese - e in
particolare circa
la generale distinzione tra “ecumenico” e “interconfessionale” - molto
è già
stato detto qui sopra.[25]
Ora notiamo come si può compiere non tanto la collaborazione con
le
chiese, ma
quella che si realizza tra persone le quali, pur continuando ad
appartenere a
chiese diverse, operano davvero insieme.
Notiamo anzitutto come
quella collaborazione abbia soprattutto un fondamento: l’essere
tutti
dei cristiani. E’ quanto viene detto molto chiaramente nel testo che
contiene
la più pregevole e autorevole auto-definizione di UBS/ABU, al
paragrafo
“Come
lavoriamo insieme”: “Le Società Bibliche lavorano con una
cooperazione
nella
quale si cerca di essere al servizio gli
uni degli altri, e insieme di servire le Chiese nello spirito
con il
quale Cristo serve noi. Paolo descrive questo mutuo servizio nella sua
lettera
ai Filippesi «i vostri rapporti reciproci siano fondati sul fatto
che
siete
uniti a Cristo Gesù» (Flp 2,3-5)”[26].
Lo stile della collaborazione è caratterizzato da tre
aspetti: a) la trasparenza, per cui
nessuno tende a nascondere o mettere tra parentesi la propria
identità
confessionale; b) la dipendenza
reciproca, vale
a dire la messa in atto della responsabilità di ciascuno verso
gli
altri, per
cui i ruoli di controllo e dipendenza non sono reagitivi alle
qualifiche
confessionali; c) l’impiego
responsabile delle risorse di tutti, intese come doni ricevuti da Dio i
quali
debbono essere fatti fruttare per il bene comune (“Lavorando insieme,
le
Società Bibliche si impegnano ad avere relazioni trasparenti,
mutuo
rendiconto,
e uso responsabile dei doni di Dio”[27]).
Il clima piuttosto familiare che abitualmente si sperimenta
negli
ambienti UBS/ABU non è soltanto un esito spontaneo o un
atteggiamento
di sapore
piuttosto romantico. Invece è anche e soprattutto un serio
proposito
originario
il quale trova la sua possibilità nella consapevolezza circa la
situazione
interconfessionale dei cristiani. Esso si radica nella certezza che le
reali
distinzioni e differenze non annullano la realissima unità di
fondo, in
forza
della quale i cristiani che hanno doni diversi possono e devono
metterli in
comune (“Le Società Bibliche hanno
fin dall’inizio lavorato insieme come una famiglia. Provenendo da
ambienti
diversi e dotate di doni spirituali differenti, esse hanno messo in
comune progetti
e forze per ampliare il loro lavoro comune”[28]
).
capacità di collaborare. All’interno
di
UBS/ABU tale abilità non è vista soltanto come il
semplice riuscire a
stare
insieme o convivere grazie ad un allenamento circa la reciproca
sopportazione. Ben
più positivamente, essa è intesa come il riuscire anche
a manifestare dei comuni
interessi, a individuare dei
problemi - propri o altrui - che veramente preoccupano tutti, a ideare e programmare insieme delle
soluzioni per superarli, a unire
le forze e le iniziative per mettere in atto un’effettiva ed efficace
realizzazione di quei programmi,
ad aiutarsi in ogni genere di difficoltà,
a
sostenersi nei vari momenti di crisi.
Molto genericamente, si può dire che anche in ambienti o
situazioni molto
anteriori e ulteriori rispetto a UBS/ABU, e per lo più in
prospettiva
piuttosto
psicologica o sociologica, si pone attenzione alle condizioni
affinché
un
cooperare sia davvero possibile ed efficiente. Così, come accade
all’interno di
varie organizzazioni dove operano insieme molte persone, anche in
UBS/ABU è
notevole quest’attenzione[29].
In particolare e ad esempio: il già citato e pregiatissimo
documento
“Direttive
per la cooperazione interconfessionale nella traduzione della Bibbia”
(Roma
1987)[30]
circa il gruppo dei traduttori dice quali caratteristiche sono
considerate
necessarie: “a) qualifiche
professionali compatibili;
b) competenze complementari;
c) reciproco rispetto;
d) capacità di lavorare insieme”. L’ultimo punto -
“capacità di
lavorare
insieme” - è indicato al termine della lista forse per dire che
esso,
ovviamente poco programmabile, può e deve essere preparato e
sostenuto
dai
punti precedenti i quali invece sono piuttosto programmabili.
personae gratae. E’ stato
già detto che le persone attive in
queste imprese interconfessionali non sono primariamente, né
totalmente
né
esclusivamente, incaricate da una chiesa[31]. Tuttavia è molto opportuno osservare
come in ogni caso UBS/ABU chieda ad esse di avere e mantenere dei buoni
rapporti con le loro comunità ecclesiali. Il che deriva non
soltanto da
un
banale desiderio di tranquillità, né soltanto da
un’astuta e
discutibile
strategia di serenità; neppure nasce da una globale predilezione
per
uno stile
di relazioni non aggressive oppure dalla volontà di evitare ogni
penosa
situazione polemica o conflittuale. Piuttosto è la conseguenza
logica
di un
fatto semplice e fondamentale: le iniziative di UBS/ABU sono rivolte
prevalentemente a gente comune, quindi a gente che molto spesso (anche
se non
sempre) si colloca all’interno di qualche comunità ecclesiale.
Costoro
hanno il
diritto di incontrare la Bibbia non solo in una forma linguisticamente
agevole
e a condizioni economiche accessibili, ma anche in un contesto
religioso
amichevole; infatti molti di loro difficilmente potrebbero accettare
una Bibbia
che fosse preparata da persone le quali non hanno buone relazioni con
le
chiese. Quindi un rapporto negativo con le chiese è da evitare
in
quanto
risulterebbe a svantaggio dei destinatari e rischierebbe di
compromettere la
presenza della Bibbia stessa.
Almeno per alcune delle persone attive in UBS/ABU la condizione
di personae
gratae alle
chiese può avere anche una motivazione più profonda: essa
dice che la
Bibbia,
pur potendo essere tradotta e diffusa grazie ad iniziative piuttosto
indipendenti
dalle autorità ecclesiastiche, in radice rimane legata alle
chiese.[32]
Ovviamente questa motivazione risulta varia, perché varia
è
l’affermazione
della rilevanza del fattore ecclesiale nella definizione stessa della
fede. Ma
proprio in tale varietà di prospettive diventa possibile la
collaborazione
interconfessionale.
comunque, competenza. Anche a
livello interconfessionale in UBS/ABU
il possesso di una effettiva competenza é considerato una
condizione di
principio,
irrinunciabile. Il significato di tale principio si riflette e si
applica a
vari livelli. Primo, significa che
il contesto interconfessionale non può mai diventare una sorta
di alibi
per
coprire un prevalente dilettantismo, nemmeno quello di persone
eventualmente
molto pie. Secondo, significa che
per la cooperazione interconfessionale non è sufficiente un
appello
alla
generica buona volontà delle persone coinvolte.
Terzo,
significa che le SB continuano a fondare il loro
servizio sulla capacità di agire con sicura competenza; il loro
spirito
di
autonomia deriva non tanto da una volontà di indipendenza che
forse
potrebbe
essere un po’ discutibile, ma anche e prima di tutto dalla evidente
solidità
delle competenze attive al loro interno. Sin dall’origine delle SB tali
competenze sono molto evidenti e non richiedono altri sostegni
autorevoli.
Le
competenze
richieste sono soprattutto quelle di traduttori, esegeti e revisori.
Infatti
essi devono possedere: una solida
conoscenza dell’interpretazione delle lingue originarie dei testi
biblici
originari; una sicura conoscenza
delle risorse e del contesto letterario della lingua attuale che per i
nuovi
destinatari è quella più familiare;
una vasta conoscenza della Bibbia e della sua rilevanza, sia
specificamente
cristiana sia genericamente umana;
una conoscenza sia teorica sia pratica dei maggiori temi della
scienza
del tradurre e delle varie possibilità che il tradurre
può mettere in
atto. Inoltre ogni SB di UBS/ABU fa in
modo che siano
assicurate anche altre competenze le quali pure sono ritenute
indispensabili
alla gestione globale delle sue attività: quelle di direzione,
di
governo e di
amministrazione. In proposito il documento di Midrand 2000 le indica
molto esplicitamente
come “tre funzioni tra loro correlate”[33].
Infine sembra
di poter
dire che quello spirito di generale solida competenza è indicato
anche
- e
forse in maniera speciale - in un’affermazione che si legge nel
medesimo
documento: “Le Società Bibliche operano con principi di sana e
corretta
amministrazione
in modo da ottenere la massima efficacia ed efficienza nel loro
servizio”. Ed è
importantissima la precisazione che subito l’accompagna: “… lo scopo
ultimo
della loro attività rimane comunque il compimento del Grande
Mandato
Missionario”
(cioè quello di Mt 28,18).
6.
Il modello
UBS/ABU può essere proposto anche a molti altri laici.
Le caratteristiche della spiritualità interconfessionale sono quelle più volte già indicate. Qui le riprendiamo ancora, non più per descriverle, ma piuttosto per esaminare se e in quale misura possano essere assunte e applicate nel contesto italiano.
Prima caratteristica è l’apertura alla cooperazione interconfessionale. Bisogna ammettere che in proposito le situazioni appaiono molto diverse al variare delle regioni. In alcune zone d’Italia la presenza di persone cristiane appartenenti a confessioni diverse risulta ampiamente nota nel senso che è molto familiare e forse addirittura tradizionale; in altre zone, al contrario, quella presenza è minima e quindi sostanzialmente ignorata dai più. Ad esempio, in alcune città è diffusa da generazioni l’esperienza di incontrare un insegnante o un medico o un commerciante o un collega o un compagno di scuola… il quale è sì cristiano ma non cattolico; anzi, non poche volte esistono persino degli edifici – per tutti visibili nel panorama quotidiano – che sono noti ad es. come “tempio” o “chiesa dei Protestanti”. D’altra parte, specialmente in alcune cittadine minori, esistono ambienti dove quelle esperienze non accadono e di conseguenza gli abitanti possono non aver mai ricevuto alcuno stimolo verso una sensibilità interconfessionale. Così che di fronte ad essa le persone, anche se non sono affatto contrarie, risultano insensibili o comunque molto immature. A questo contribuisce a volte il fatto che, pur non muovendo da sentimenti o pregiudizi negativi, nello stesso clero cattolico risulti ancora notevole la carenza d’ informazione sulle chiese cristiane non cattoliche, sia in Italia che nel mondo.
Ancor
più
drammatica può essere la situazione
di chi ha respirato sì il tema della convivenza di persone
cristiane
appartenenti a confessioni diverse, ma dal proprio ambiente ha appreso
a
intenderla in maniera pesantemente negativa, polemica. Poiché,
tradizionalmente
e a lungo, cattolici e altri cristiani sono rimasti su posizioni di
reciproco
contrasto, la forza dei giudizi precostituiti può costituire un
grandissimo
ostacolo per l’assunzione di una vera spiritualità
interconfessionale.
In
precedenza abbiamo ribadito e precisato come questa non s'identifichi
con la
spiritualità ecumenica, cioè con l’atteggiamento di chi
ha maturato la
convinzione
che tutti i cristiani debbono - e quindi possono - convergere verso
l’unità
voluta da Cristo. Come abbiamo indicato, la sua base è ancora
precedente; è
costituita anzitutto dalla convinzione che i cristiani, oltre le loro
innegabili diversità e divisioni, siano capaci di operare
insieme per
la
comprensione, traduzione, stampa e diffusione della Bibbia. Ma,
logicamente,
quella base include una minima, serena persuasione positiva rispetto a
tutti
gli “altri” cristiani: nessuno di loro è, in quanto protestante
o
ortodosso o
cattolico, incapace di operare per una buona diffusione della Bibbia.
Quelle
eventuali capacità o incapacità vanno naturalmente
verificate (come
avviene in
UBS/ABU); ma lo sono sul piano delle competenze, e non mai su quello
delle
appartenenze confessionali. Se dunque è vero che può
assumere una
spiritualità
interconfessionale soltanto chi possiede una chiara apertura
interconfessionale, è anche vero che la pratica assunzione di
qualche
impegno
in ambito interconfessionale non richiede una maturità
raffinata; per
cominciare basta un generico atteggiamento di apertura; poi la stessa
esperienza del vivere all’interno di UBS/ABU risulta un’ottima scuola
per maturare
quell’atteggiamento. Sembra di poter dire che, in proposito, la grande
maggioranza
dei laici cattolici italiani è in una condizione sufficiente.
Un‘altra caratteristica consiste nel forte amore per la Parola di Dio scritta. E’ la seconda condizione necessaria per chi chiede di poter far propria una spiritualità interconfessionale. In quanto tale, essa può certo realizzarsi anche in ambiti diversi da quello biblico. Infatti esistono esperienze di tipo interconfessionale attuate in altri contest; e non soltanto quelli tecnico-pratici dove la componente cristiana può rimanere marginale, ma anche quelli costituti da contesti umani nei quali la colorazione cristiana dell’impegno può risultare particolarmente significativa: ad esempio la cura di persone malate, l’educazione di giovani generazioni, in alcune città o nazioni anche l'impegno politico. Tuttavia, innegabilmente, è la Bibbia la base più solida della spiritualità interconfessionale. E comunque, in queste pagine noi ci siamo concentrati soprattutto sulla spiritualità interconfessionale di UBS/ABU: lì la Bibbia non è uno dei centri d’interesse delle persone, ma il centro fondamentale. Dal punto di vista dell'amore per la Parola di Dio scritta, gran parte dei laici cattolici italiani sembrano avere ormai le carte in regola.
Soprattutto dopo il concilio Vaticano II, non pochi tra i laici cattolici italiani hanno maturato un forte interesse per la Bibbia e per tutti i temi direttamente connessi ad essa. Lo dimostrano la grande diffusione della Bibbia (specialmente negli ambienti legati all’impegno diretto nella Chiesa), l’accostamento diretto della Bibbia (anche oltre la liturgia), le Scuole della Parola, la familiarità con la “Lectio Divina”, i gruppi biblici, i corsi biblici, l’apostolato biblico, ecc. I cattolici già impegnati in questo senso sono naturalmente candidati a compiere concreti passi di avvicinamento verso la comunità delle persone raccolte in UBS/ABU. L ’esperienza di chi – come gli autori di queste pagine – da anni conosce questa comunità dal suo interno, può assicurare che essi potrebbero trovarvi un contesto molto congeniale. Ma anche oltre i confini dei gruppi specialmente appassionati del mondo della Bibbia, il fondamentale amore per la Parola di Dio scritta qualifica almeno alcuni dei cattolici italiani (se non altro, quelli praticanti e organizzati), come adatti ad assumere la spiritualità di UBS/ABU.[34]
Terza grande caratteristica è un
deciso
desiderio di
favorire l’incontro tra il Popolo di Dio e la Bibbia. Si tratta
ovviamente di
amore per il popolo dei credenti in Cristo, ma non soltanto di un amore
generico. Specificamente, chi intende assumere una spiritualità
interconfessionale deve possedere una precisa volontà di agire
per
aiutare
quell’aspetto del bene del popolo di Dio che è costituito dalla
sua
familiarità
con la Parola di Dio scritta. Il che si concretizza e si manifesta nel
duplice
impegno di rendere il testo accessibile e di mettere le persone in
condizione
di affrontare un testo scritto; per questo l’attività di UBS/ABU
è
spesso molto
intrecciata con i temi della comunicazione efficace e della
alfabetizzazione;[35]
quindi sia con la scienza e la tecnica del tradurre, sia con la
riflessione e
la produzione di versioni audiovisive che il più possibile siano
da
considerare
degli equivalenti fedeli ed efficaci. Anche circa questa caratteristica
spirituale i laici cattolici italiani sono da
considerare
adatti:
almeno in chi partecipa più o
meno assiduamente alla vita della Chiesa c’è in genere una buona
predisposizione al servizio e al bene del popolo di Dio.
Quarta
caratteristica
fondamentale per le persone che intendono assumere e sviluppare una
spiritualità di tipo interconfessionale è la decisione di
mantenere
rapporti di
sicura armonia con la loro comunità ecclesiale, di alimentare
un'evidente amicizia
con le persone che la dirigono o più la rappresentano. Questo
atteggiamento le
rende fra l'altro pienamente credibili e meglio capaci di servire in
maniera genuina
tutti i loro destinatari, che sono soprattutto dei credenti praticanti.
Non
essendo separate dalle Chiese, le varie forme della Bibbia che esse
producono,
presentano e diffondono possono essere viste dagli altri come
realtà
affidabili, non imprevedibili né settarie in senso
problematico-negativo. Di
fatto, come abbiamo già notato, è vero che le persone
attive in UBS/ABU
non si
presentano mai come mandate da una o più comunità
ecclesiali; tuttavia
si fanno
conoscere come persone fedelmente connesse con qualcuna di esse. In
altre
parole, come s’è ampiamente indicato in precedenza, UBS/ABU non
può
essere
considerata come una sorta di altra chiesa; invece, è una
comunità di
cristiani
radicati ciascuno nella propria chiesa, che si mettono a disposizione
delle
persone di tutte le chiese per quanto riguarda il collegamento con la
Bibbia. I laici cattolici italiani -
quelli
praticanti e organizzati - come si collocano in proposito? Forse una
difficoltà
è costituita dal fatto che spesso per loro risulta poco
tradizionale, e
quindi
poco facile da accogliere, l’idea stessa di un’attività
religiosa non
regolamentata dalle autorità del clero. Ma sicuramente non
è estranea
alle loro
preoccupazioni tradizionali la volontà di stabilire e mantenere
dei
rapporti di
armonia con la loro comunità ecclesiale. Così che in
genere essi non
dovrebbero
avere difficoltà ad assicurare questa caratteristica spirituale.
A livello ampio - ad es. europeo - una spiritualità di tipo interconfessionale potrebbe essere offerta, più di quanto avvenga ora, anche a persone che formalmente non appartengono alle comunità ecclesiali. A condizione che siano sinceramente interessate alla Bibbia, intesa come grande codice della cultura mondiale e come prezioso punto di riferimento per ogni buona spiritualità umana. Questo rappresenterebbe un contributo anche verso una nuova apertura globale alla ricchezza e alla varietà delle diverse tradizioni esistenti all’interno del cristianesimo europeo.
Nell'ambiente italiano, comunque, è già verificato
che alcuni
laici
possano assumere un impegno biblico interconfessionale, autonomo e
competente,
attraverso il quale promuovere un'agevole ed efficace presenza della
Bibbia in
vari luoghi e momenti della vita comune. Ne è esempio proprio
l'esperienza
della Società Biblica in Italia, che, nonostante le dimensioni
numeriche,
finora abbastanza modeste (non arriva a un migliaio di soci), ha
ottenuto
alcuni straordinari risultati negli ultimi decenni.[36]
Oltre al valore proprio, questi risultati, ottenuti nella "terra del
papa", assumono un valore simbolico, che è di sprone ad altri
paesi a
maggioranza cattolica, nei quali a volte il lavoro biblico
interconfessionale
fatica a decollare. Al di là di questo servizio verso il mondo
intero,
oltre i
grandi eventi e i rapporti di vertice con le organizzazioni religiose e
civili,
è possibile in Italia fare ancora di più, consolidando
una rete di
iniziative
ed attività diffuse e continuative?
L'esperienza della TILC, la cui diffusione nel primo decennio
(1975-1985) coinvolse attivamente un'enorme fetta dell'associazionismo
cattolico, suggerisce per analogia gli ingredienti di altre possibili
azioni
efficaci: (1) un progetto e
una visione di un gruppo, anche piccolo, di cristiani motivati e
competenti; (2) un
"prodotto biblico" ben congegnato, che risponda ad esigenze reali e
ben identificate; (3) la
partnership con una realtà religiosa, culturale o anche
commerciale
capace di garantire,
specialmente in caso di successo, una gestione efficace; (4) il
sostegno di una
struttura (come la SBI), con altissime competenze ed esperienza
specifica in
questo campo (quest'ingrediente è messo volutamente all'ultimo
posto,
perché,
data la piccola dimensione e il già enorme impegno ordinario di
simili
strutture, non è sensato aspettarsi da loro un surplus di
attività
senza un
adeguato apporto esterno).
In
sua presenza, però, i campi di possibile espansione
dell'attività
biblica dei
laici sarebbero molteplici. Ad
esempio, specialmente nelle famiglie, essa potrebbe riguardare la
distribuzione
di buone edizioni bibliche per bambini e per ragazzi,[37] oppure, specialmente nelle
scuole, di sussidi che promuovano la conoscenza della Bibbia.[38]
Edizioni bibliche adatte ed accessibili, per lingua e livello,
potrebbero essere
distribuite nell'ambiente dell'immigrazione,[39]
in luoghi speciali come ospedali o carceri,[40]
negli alberghi. I laici potrebbero impegnarsi anche nell'individuazione
e nella
promozione di avvenimenti pubblici artistici[41]
o culturali, come mostre e musei,[42]
nei quali la conoscenza del contesto e del contenuto della Bibbia venga
proposta
anche in forme audiovisive, oltre il libro stampato.
---
In sintesi, possiamo dire:
l'attuale struttura SBI in Italia rappresenta un nucleo forte di
esperienza e
di risultati attorno al quale la spiritualità
interconfessionale , a partire dal grande potenziale dei laici
cattolici
organizzati e praticanti, nella concretezza dell'impegno biblico
potrebbe
crescere e svilupparsi, estendendosi così da una élite di
pionieri ad
una
frazione via via più significativa
della chiesa italiana.
[1]
Le pagine del
primo e dell’ultimo capitoletto di questo saggio sono presentate in
carattere
tipografico distinto – corsivo – poiché si riferiscono
ampiamente alla
situazione italiana (mentre in altri paesi probabilmente la situazione
è per
qualche aspetto diversa) e, oltre il loro tono descrittivo, sono anche
quasi
un’esortazione.
[2]
Per un quadro delle fase iniziale delle SB si può attingere a
un’ampia
storia
delle UBS (ROBERTSON E.D., Taking
the
Word to the World, 50 years of the UBS, Nelson, Nashville 1996) o,
più agevolmente, a un saggio
contenuto nel grande catalogo di una mostra (MEURER
S., Il movimento biblico europeo nel XIX e nel XX secolo,
in: CATALOGO DELLA MOSTRA UBS 2000, La
Parola che cambia il mondo, ABU, Roma 2000, pag. 27-31).
[3]
Nel 2000 l’organizzazione delle UBS coordina attività che ormai
si
estendono in
oltre 200 paesi.
[4] Come già accennato, è stato
proprio il
legame internazionale che si
realizza nell’ UBS/ABU a spingere negli ultimi decenni le SB di questo
tipo ad
aprirsi gradualmente ad un’ampia pluralità di denominazioni,
anche
quando in un
certo territorio queste rappresentavano una minoranza molto esigua.
[5]
Cf un prezioso lucido saggio di Burke David G., TEXT
AND CONTEXT.
The
relevance and viability of the Bible society movement’s fundamental
principle—“without doctrinal note and comment”— past, present and future, March 21, 2000, letto durante
il Triennial Translation Workshop UBS, Malaga 19-30 giugno 2000.
[6]
Cf Burke, saggio cit.
[8]
Notiamo che
questo secondo aspetto è esplicitamente espresso soltanto in
tempi
recenti. Ma
lo è in maniera sicura e solenne: l’Assemblea mondiale di
UBS/ABU del
2000,
tenuta a Midrand, ha indicato così il compito delle SB:
“raggiungere la
diffusione massima, effettiva e significativa di Sacre Scritture” e
“aiutare la
gente ad interagire con la Parola di Dio”.
[9]
Cf in queste pagine il cap. 2.2.
[10] Cf MACDONALD F., Alleanza
Biblica Universale… dal passato al futuro, in:
CATALOGO DELLA MOSTRA UBS 2000, La
Parola che cambia il mondo, ABU, Roma 2000, 45.
[11]
Cf soprattutto Sogaard Viggo (ed.), Communicating Scriptures, Reading
2001.
[12]
Oppure TC ( “ translation
consultants
” ).
[13]
Cf una lucidissima affermazione del primo dei due documenti “The
Identity and
Ethos of UBS” (“Identità e carattere dell’Alleanza Biblica
Universale”)
diffusi al
termine della già citata Assemblea Mondiale UBS di Midrand
(ottobre
2000): “Le
Società Bibliche sono un’espressione della comunione del popolo
di Dio
che
condivide i propri doni. Questi includono, per esempio, doni
spirituali,
conoscenza, denaro, tempo, talenti e tecnologia.”
[14]
Ad es. oggi non le ha circa la Chiesa Cattolica. Per i rapporti
ufficiali tra
persone, vedi i numerosi incontri con il papa e le parole scambiate in
tali
occasioni (14.4.1969; 27.11.1976; 30.9.1985; 16.11.1987;
26.10.1989; 3.10.1991;
16.3.1995;
26.11.2001): il papa ha più volte invocato la benedizione di Dio
sul
“nobile
lavoro” di UBS/ABU, ha indicato il loro impegno “infaticabile“ e zelo
“diligente” come un importante servizio reso all’apostolato biblico
(1995); da
parte del papa anche le pesanti polemiche del passato sono ormai
sepolte; oggi
egli loda e benedice le Società Bibliche; sembra ammirare e
lodare la
stessa
spiritualità delle SB. Per i
documenti-accordi vedi i già citati “Guidelines for
interconfessional
cooperation in translating the Bible” (1987), un documento
preziosissimo e
molto pratico che è stato firmato proprio in Vaticano.
Per le iniziative pastorali in Italia
vedi ad es. il Giubileo 2000; lì ha avuto luogo un episodio
clamoroso:
a Roma,
il 19 agosto 2000, nella XV Giornata Mondiale della Gioventù, il
papa
distribuisce ai giovani il vangelo di Marco; e, su esplicita richiesta
cattolica, quel libro viene preparato dalla SB Italiana.
Per la cooperazione interconfessionale cf tante collaborazioni:
quella,
già lunghissima, della Soc. Biblica in Italia (SBI) con le case
editrici
cattoliche (la Bibbia in lingua corrente – TILC – è sempre una
co-edizione
LDC-ABU); quella con l’Ufficio Scuola del Vicariato di Roma (preparando
e diffondendo
il fascicolo “Il Codice Bibbia”);
quella con il Settore Apostolato Biblico della Cei (i vari
scambi);
quella con la diocesi di Roma (aiutando la pastorale verso i cristiani
latino-americani); quella con gli operatori in ambito sanitario e
carcerario;
quella con le parrocchie e le scuole (per le mostre bibliche e le
giornate
della Bibbia); ecc. Ancora
in Italia, per alcune iniziative (il vangelo secondo Luca per gli
alberghi;
Giovanni, Matteo e Marco per persone colte) la Soc. Biblica ha
coinvolto anche
la Chiesa Ortodossa e molte comunità cristiane di area
protestante.
[15]
Ad es. quella dei due autori di queste pagine.
[16]
Quel testo è stato un riferimento maggiore già nelle
pagine precedenti.
Un
secondo documento della medesima Assemblea (“The Direction from
Midrand”)
indica in maniera sintetica la prospettiva scelta. Ora, circa il tema
del
rapporto delle SB con le Chiese, pare opportuno citarli esplicitamente.
( Il
testo originale di entrambi è in lingua inglese; qui del primo
citiamo
la
versione italiana apparsa sul bollettino della Società Biblica
in
Italia - La
Parola,
anno XVI n. 1, gennaio-aprile 2001 -
mentre la traduzione del secondo è
nostra )
[17] “Direction
from Midrand”, nel paragrafo “Noi siamo ‘una associazione
mondiale’”
[18]
“Il testo di Midrand 2000. Identità e carattere dell’Alleanza
Biblica
Universale”, all’inizio.
[19] “Il testo di Midrand …” nel paragrafo
“Noi siamo ‘Popolo di Dio che condivide le risorse’”.
[20] “Il testo di Midrand …” nel paragrafo
“Noi siamo ‘Popolo di Dio che condivide le risorse’ ”; cf anche le
parole qui
riferite già in una nota precedente (n. 8).
[21]
“Direction from Midrand”, nel paragrafo “Noi siamo ‘una associazione
mondiale’
“
[22]
E a quel tempo una vera cooperazione è possibile anche
perché, proprio
allo
scopo di non dare spazio a eventuali contrasti, le SB decidono di
distribuire
la Bibbia senza note né commenti.
[23]
Ad es. nel Sillabo di Pio IX una condanna accomuna società
socialiste,
massoniche e bibliche.
[24]
In proposito i due autori di queste pagine possono fornirne una
testimonianza
personale.
[25] Cf qui il paragrafo dedicato a
descrivere i rapporti con le
chiese.
[26]
“Il testo di
Midrand 2000…” al paragrafo: “Società Bibliche: come lavoriamo
insieme”
[27]
ibid.
[28] ibid.
[29]
In tal senso risulta degno di nota il fatto che da vari anni sia
ampiamente
attivo all’interno di UBS/ABU un programma direttamente rivolto alle
persone:
“Human Resources Development”.
[30]
“Guidelines for interconfessional cooperation in translating the Bible”
(Roma
1987), 2.3.1.: “translation team”
[31]
Nei casi di relazioni strette e molto armoniche, le chiese indicano le
persone
e UBS/ABU le assume; oppure le chiese le assumono ma per renderle
subito
disponibili ad assumere un impegno interconfessionale per il quale esse
ricevono da UBS/ABU prima un invito e poi un incarico.
[32]
Un po’ su questa linea può forse intendersi almeno in parte un
punto
della più
volte citata dichiarazione “Identità e carattere dell’Alleanza
Biblica
Universale” (Midrand 2000): “Le Società Bibliche affermano che
le Sacre
Scritture appartengono a tutte le Chiese, e riconoscono che le
interpretazioni
dottrinali delle Scritture spettano alle Chiese”.
[33]
Direzione.
Questa ispira e incoraggia ad adempiere i proponimenti espressi,
stabilisce le
strategie, collega persone e concetti, reagisce alle sfide e ai
pericoli che si
presentano. Tutto ciò è compito dei Comitati U BS/ABU,
dei Comitati
delle SB e
del Global Senior Management Team.
Governo. Gli organi
di governo stabiliscono la strategia politica,
determinano la dislocazione delle risorse, e controllano il rendimento
delle
attività secondo i criteri operativi dell’Alleanza. Questa
funzione è
portata
avanti da gruppi rappresentativi, eletti dalle Società membro di
UBS/ABU per
agire per loro conto come Comitati, in linea con le direttive
strategiche
decise dalle Società membro riunite nell’Assemblea mondiale.
Amministrazione.
Il compito
di
amministrazione riguarda i servizi amministrativi e tecnici per le (e
in favore
delle) Società membro. Sono sostenuti dalle Società
membro e dai Centri
Servizio di UBS/ABU. Questi servizi includono anche il lavoro
amministrativo
nei paesi in cui non è stabilita una Società Biblica la
quale è membro
UBS/ABU.
[34]
E’ onesto ricordare che non soltanto UBS/ABU vive l’amore per la Parola
di Dio
scritta in maniera attiva e in uno stile interconfessionale; nel mondo
esistono
anche altre realtà - associazioni o movimenti – più o
meno analoghe (ad
es.
l’associazione italiana “Biblia” che si
dichiara “laica” ed è aperta a
persone di tutte le confessioni).
Inoltre: soprattutto in tempi recenti, UBS/ABU sviluppa forte
sensibilità e seria attenzione per le forme non-scritte (i vari
‘media’
audio-video) dove la Bibbia si è incarnata e si incarna.
Coerentemente,
lì la
passione fondamentale è l’amore verso la Parola di Dio,
la quale ha nella forma scritta la sua
manifestazione principale, ma non unica.
[35]
Oggi l’attività di UBS/ABU si concentra ampiamente anche nella
comunicazione
oltre il medium della stampa, per favorire sia le persone che non sono
in grado
di leggere (i moltissimi analfabeti del mondo) sia le persone che non
sanno o
non vogliono fare un uso ampio e regolare della loro condizione di
persone
alfabetizzate (i molti e moderni non-lettori).
[36]
Ad esempio, come già richiamato altrove in questo articolo, la
produzione e
diffusione, nell'arco di 25 anni, di 5 milioni di copie della
traduzione interconfessionale
in lingua corrente (TILC), o il milione di copie del vangelo di Marco
in 5
lingue, distribuito dal Papa ai giovani della GMG nel 2000 (vedi nota
14).
Anche altre associazioni bibliche di laici, come Biblia
(www.biblia.org) o I Gideons
(www.gideons.org) hanno, ognuna secondo la
propria specifica vocazione e le proprie possibilità, dato
contributi
notevoli.
[37] In
questo campo
la SBI possiede già la pregevolissima edizione “Chicchi di
grano”.
[38] La SBI ha iniziato
a distribuire
un fascicolo che pare di grande utilità: “Il Codice Bibbia”.
[39] Ad es. la SBI ha
prodotto: una
diglotta italiano-arabo
del NT; un’edizione in spagnolo e in portoghese del Vangelo secondo Marco.
[40] Su questa linea, la
SBI ha già
iniziato vari progetti che possono essere ulteriormente estesi.
[41] Nel 2000 la SBI ha
promosso
una lettura del vangelo secondo Marco, in molte lingue
diverse,
all’interno degli antichi Fori di Traiano a Roma. Recentemente ha
prodotto:
l’edizione iper-interconfessionale di due vangeli (Giovanni e Matteo), a livello di
lingua
letteraria, con illustrazioni e commenti di tipo ‘artistico’;
un’edizione del
NT con ricco apparato iconografico figurativo che attinge all’arte
antica e
moderna.