"Un suicidio se il Ppi va col Polo"
La scelta sofferta del voto al Partito popolare, il recupero della ispirazione originaria dei cattolici democratici. L'avvertimento ai dirigenti del Ppi: "Badate che se alle regionali farete le liste con Forza Italia, nessuno vi seguirà". Positi va la candidatura Prodi ("Nell'associazionismo lo conosciamo come persona perbene e competente") e il coraggio del Pds che lo sostiene. Giovanni Bachelet ci racconta aspettative e timori del mondo cattolico democratico.
ROMA.
Domenica mattina, al campetto della parrocchia di Cristo Re. Dopo la
messa delle dieci i ragazzi giocano a pallone, i piccoli si inseguono,
i genitori chiacchierano o discutono. E, in questi giorni, il tema, sul
piano politico, è d'obbligo. La candidatura del cattolico Prodi.
È qui che incontro Giovanni Bachelet. Ricorre in questi giorni il
quindicesimo anniversario della morte di suo padre, Vittorio, vittima della
lucida follia omicida delle Br che individuarono, proprio in quella parte
del mondo cattolico che voleva sbloccare la democrazia italiana, il nemico
principale (Moro, Bachelet, Ruffilli, Tarantelli...). Con Bachelet parliamo
del Consiglio nazionale dei popolari appena conclusosi, del paradosso del
ripresentarsi di quel vecchio modo di fare politica, basato su equilibrismi
che lasciano al di fuori le aspettative della società civile. Giovanni
- fisico alla "Sapienza", quattro bambini _ quando si formò il Partito
popolare fu invitato più volte a farne parte ma, pur apprezzando
le motivazioni di Martinazzoli, scelse di non iscriversi.
Perché non è entrato nel Ppi?
Ricordo che mio padre mi mostrò una rivista della Dc, fatta
per i trent'anni della Resistenza. Il titolo era: "Né preti, né
ricchi, né conservatori". Si sentiva, in quel titolo, lo spirito
originario dei cattolici democratici, che si distinguevano dai cattolici
conservatori o clericofascisti. L'equivoco del partito dei cattolici è
nato poi, con la divisione del mondo in blocchi.
E dopo la dissoluzione della Dc?
C'erano delle buoni ragioni per tentare l'operazione del Ppi, anche
se io, che non sono mai stato iscritto alla Dc, non avevo motivo di iscrivermi
al Ppi. Prima di tutto c'era il desiderio di salvare l'onore, di dimostrare
che non tutti erano ladri e, d'altra parte, è stato importante garantire
una transizione pacifica. Martinazzoli non ha mosso un dito per salvare
dai processi gli accusati di corruzione. Ma il progetto è fallito
nella sua parte positiva. Forse non poteva funzionare, anche perché
con la legge elettorale maggioritaria non ha molto senso presentarsi da
soli.
Le buone ragioni si esauriscono nell'idea di salvare l'onore?
C'era l'idea, non del tutto sbagliata per il successo di una operazione
di centro-sinistra, di arrivare uniti, nel massimo numero di persone possibili
a un approdo di centro-sinistra, di non ripetere quella fuga alla spicciolata
che tanti cattolici hanno fatto in varie epoche, senza riuscire a trascinare
con sé nemmeno un pezzetto del corpo elettorale di riferimento.
Io me la immagino così: sul piano ideale vi sono alcuni temi in
cui i cattolici sono minoranza sociale (il tema dell'aborto, della famiglia,
dell'eutanasia) e sui quali non c'è identità di vedute né
con la sinistra né con la destra (dove si colloca Pannella). Non
sono temi qualificanti, secondo me, per l'impegno politico di un cattolico
democratico, ma sono temi a cui i cattolici tengono. Sul piano sociale
e politico vi è l'esperienza del movimento cooperativo, dell'economia
mista, della combinazione di pubblico e privato, una certa valorizzazione
della democrazia dei corpi intermedi. Ecco, varie caratteristiche che non
sono in totale identità con altri soggetti politici e che forse
meritavano di essere mantenute e portate dalla parte migliore di questa
tradizione in un nuovo soggetto politico progressista. Secondo me faceva
parte di questo ragionamento anche la convinzione che i progressisti avrebbero
vinto le elezioni e ci si poteva permettere il lusso di restare per un
certo tempo da parte. Dopo cinquant'anni di potere un po' di opposizione
era sentita come una pausa necessaria e democraticamente giusta. Era sentita
come tale dalle persone perbene per le quali la politica è anche
ideali da coltivare e da far rinascere. Non è facile mantenere il
potere e salvarsi l'anima. Così, immagino, il ragionamento è
stato un po' questo: governino coloro che sono stati esclusi per molte
ragioni, alcune giuste altre pretestuose, soprattutto negli ultimi tempi.
Ma questo si poteva fare in una ipotesi vincente e non drammatica. Invece
il risultato elettorale è stato imprevisto e drammatico.
E in tutto questo come hai visto l'elezione di Buttiglione a segretario?
Buttiglione, come scuola associativa, ha alle spalle l'esperienza di
Comunione e liberazione (che, non dimentichiamolo, ha scelto negli anni
80 Andreotti e Sbardella), come scuola filosofica ha quella di Augusto
Del Noce. Tutt'e due orientate a destra. Io non ho mai dubitato che lui
volesse andare con Berlusconi e Fini. Una volta eletto Buttiglione segretario,
secondo me, del progetto dei cattolici democratici, dell'ispirazione che
proviene da Moro e Zaccagnini, da Ruffilli e da tanti altri, non poteva
rimanere nulla. Buttiglione rappresenta una cosa radicalmente diversa,
che non nasce da una ispirazione cristiana alla politica, vissuta però
da laici, ma da una visione piuttosto clericale. E poi non nasce da una
collocazione dalla parte del progresso e della gente che sta peggio ma,
invece, da una specie di geometria del centro che ormai è fuori
tempo massimo. Insomma, se con Martinazzoli avevo dei dubbi, con Buttiglione
per me si è chiuso il discorso.
Infatti parla al passato del Ppi...
Oramai vi sono diverse formazioni che si ispirano in vario modo all'esperienza
della Dc. I Cristiano sociali con i progressisti, il Ccd con Berlusconi.
Il Ppi è un partito che già, orientato nel senso di Martinazzoli,
era piccolo. Se poi viene portato, contro natura, a scegliere Berlusconi,
non ne rimane più niente.
Anche nell'ipotesi remotissima che gli riesca di staccare Forza Italia
da An?
È un'altra delle cose per cui io non ho mai digerito Buttiglione.
Quest'idea secondo cui Berlusconi è di centro e An di destra. Secondo
me Forza Italia è un altro tipo di destra che considero pericolosa
per la democrazia, per l'economia, per i mezzi di informazione, quanto
quella di Fini. Forse di più, perché ha consentito la continuità
di tutto quel mondo di sottogoverno, di servizi, un mondo sotterraneo che
io speravo, dopo la caduta del muro di Berlino, si sarebbe riusciti a far
venire alla luce, capendo chi lo foraggiava. Invece c'è stata la
continuità dei vice di De Mita, Forlani, Andreotti, degli apparati
governativi che non hanno sempre giocato in modo leale verso il paese.
Uno che parte dal sillogismo che Berlusconi è di centro, abita un
pianeta diverso dal mio.
Eppure la mia impressione è che i giochi, all'interno del
Ppi, non si siano conclusi con il Consiglio nazionale. Se non altro per
il palese contrasto fra l'ambiguità di quelle conclusioni e l'orientamento
dell'elettorato. Cosa ne pensi?
Io posso dire per me stesso. Ho votato Partito popolare molto controvoglia
perché Buttiglione era capolista della proporzionale a Roma. Lo
stimo come uomo di cultura ma non è un mio rappresentante. Ho votato
lo stesso perché la squadra per il Parlamento era, nel complesso,
molto più corrispondente alle mie idee. Dopo due o tre mesi mi sono
dovuto pentire e mi sono ripromesso di non fare più un simile errore.
Credo che siano in molti gli elettori dei popolari che la pensano come
me, visto che chi amava Berlusconi ha avuto l'opzione di voto per il Ccd,
chi voleva scegliere i progressisti ha potuto votare per i Cristiano sociali.
È rimasta una piccola pattuglia ma, se si cambia la linea di Martinazzoli,
gli elettori mollano. E non capisco come mai i politici che sento più
affini (Andreatta, Mattarella, Bindi) facciano queste tattichette da anni
60, incomprensibili alla gente normale. Posso sbagliare, per esempio io
non mi aspettavo che sarebbe nata la candidatura di Prodi, né che
D'Alema l'avrebbe sostenuta. ma, parliamoci chiaro, se alle regionali si
fanno le liste con Berlusconi, questi nostri amici rimarranno soli nel
Ppi.
Siamo arrivati finalmente alla candidatura Prodi. Cosa ne pensi?
È una bella candidatura. Non si può dire che sia nuovissimo
ma questo significa che non tutto il vecchio era da buttare. È stato
uno dei frutti buoni della stagione di Zaccagnini perché, da un
lato è un grande esperto e, dall'altra è una persona che
crede. Non è uno di questi atei in divisa da clericali, chi lavora
nel mondo dell'associazionismo cattolico lo conosce, come conosce tanti
altri membri della sua famiglia. Quindi a me piace anche per ragioni di
parte, che non decidono certo di una candidatura, ma mi consentono di dire
che è una persona per bene e preparata. Sono stati molto coraggiosi
il Pds e D'Alema a dargli il loro sostegno perché direi che una
persona più sbilanciata verso il centro di lui non si poteva trovare.
Lo dico come una virtù, altri la possono considerare un difetto
ma, sicuramente, anche dal punto di vista culturale e economico, si tratta
di una persona di grande prudenza. E queste sono qualità giuste
per un candidato che possa far vincere una coalizione di centro-sinistra.