Giovanni Bachelet
all’Osservatorio per il programma Università e Ricerca della
Margherita,
22/11/2005
Nel 1994, con DLgs n. 506/94, nasce
l’Istituto Nazionale
per la Fisica della Materia (INFM), con sede legale in Genova,
qualificato “ente
nazionale di ricerca a carattere non strumentale”, dotato di personalità giuridica e
sottoposto alla vigilanza del MURST (oggi MIUR). Le finalità sono di
promuovere, programmare, coordinare ed effettuare ricerche di base e
tecnologiche
nel campo della fisica della materia e nei campi affini, con
riferimento anche
alla scienza e tecnologia dei materiali, alla tecnologia avanzata ed
alla
metrologia in genere, curandone la diffusione, il trasferimento e la
valutazione. Il regolamento interno (GU Serie Generale - n. 271 del
18.11.1999)
prevede autonomia scientifica, organizzativa, finanziaria, nel rispetto
delle
finalità istituzionali. La
nascita dell’INFM corona la lunga marcia intrapresa alla metà degli
anni
ottanta da una comunità scientifica in larga parte operante presso le
università e precedentemente inquadrata nel Gruppo Nazionale Struttura
della
Materia e altri Gruppi Nazionali del CNR. Questa comunità crea un
Consorzio
Interuniversitario e, nel ’94, riesce a ottenerne la trasformazione in
un
Istituto Nazionale che integra e coordina la rete della ricerca con le
grandi facilities
internazionali.
Già all’avvio (e in parte anche prima, nel Consorzio), quando le risorse sono ancora scarse, il balzo in avanti qualitativo è formidabile. Il CNR degli anni ottanta, che la comunità dei Fisici della Materia si lascia alle spalle, sta riducendo spazi e risorse dei Gruppi Nazionali nell’ambito di una progressiva separazione dall’università. Le risorse del CNR in quegli anni non sono solo scarse, ma anche: (i) distribuite senza seria valutazione, del resto impossibile visto che fra richiesta ed erogazione passano due-tre anni, un’eternità rispetto alla ricerca; (ii) inutilizzabili per pagare borse o contratti; (iii) vincolate a suddivisioni rigide che ne rendono difficile e opaco l’uso anche per spese ordinarie. La nuova situazione dell’INFM è invece piú simile a quella europea e americana: vanno di pari passo valutazione con standard internazionali, responsabilità decentrata, agilità di spesa: inclusa la possibilità di finanziare localmente borse e contratti. Questo stile è insomma simile, per restare in patria, al modello INFN, al quale del resto la comunità dei Fisici della Materia si è esplicitamente ispirata quando ha iniziato la sua lunga marcia.
Grazie a
questo nuovo stile l’INFM diventa in breve un ente multidisciplinare di
riferimento
per 2500 fra Biologi, Chimici, Fisici, Ingegneri e Matematici, ed è in
grado di sfruttare al meglio il grande balzo in avanti
quantitativo, che, dal punto di vista delle risorse, avviene nel 1997, col governo Prodi, con Berlinguer e Tognon [cfr. art. 5 legge “Bersani” n. 266/1997 in materia
di incentivi
alla ricerca disposti specificamente in favore dell’INFM]. I fondi
statali,
comunitari ed internazionali passano dai pochi milioni di Euro (per
anno)
dell’avvio a quasi 100 milioni di Euro (per anno) nel periodo 2001/2002
[vedi
nota esplicativa alla fine della scheda], e consentono all’INFM: (i) il
sostegno alla ricerca di base diffusa nelle università [38 Unità di
Ricerca
valutate da Sezioni Tematiche dotate di propri comitati scientifici],
(ii) la
definizione in tempi brevi (pochi mesi per ogni avvio) di programmi di
ricerca
avanzata con selezione e valutazione ex ante, in itinere ed ex
post da parte di comitati e panel internazionali; (iii) la partecipazione con
successo ai
progetti europei del IV e del V Programma Quadro; (iv) la realizzazione
di
programmi di ricerca per le aree meno favorite (Progetto Sud), con
capacità
progettuale, d’intervento a breve e di spesa; (v) riuscite esperienze
di spin-off (una ventina) e
di formazione dei giovani; (vi)
coordinamento e organizzazione della presenza italiana e realizzazione
di
strumentazione innovativa in grandi infrastrutture di ricerca
internazionali,
come il sincrotrone europeo ESRF e la sorgente di neutroni ILL
Grenoble, o il
Laboratorio Elettra per la luce di sincrotrone a Trieste; (vi)
realizzazione di
Laboratori Nazionali e Regionali (nonché gruppi operativi e coordinati)
e
strutture nazionali di uso comune, come quella del Calcolo Scientifico;
(vii)
10 Centri di Ricerca e Sviluppo in settori avanzati della ricerca,
sotto la
guida di comitati scientifici internazionali, dotati di strumenti
innovativi di
reclutamento come le posizioni tenure-track; (viii) il lancio di forme progettuali
innovative (PRA,
PAIS, PURS), in seguito mutuate dal MURST al momento della definizione
e avvio
dei progetti PRIN.
Meglio e piú che da questo elenco di
realizzazioni, la qualità e validità
dell’INFM, promotore della crescita di una forte comunità scientifica
in Italia
e del suo prestigio in Europa e nel mondo, sarà presto testimoniata
dalla
pubblicazione del rapporto CIVR: fra gli enti di ricerca, secondo
indiscrezioni, l’INFM risulterebbe al primo posto, alla pari con
l’INFN, con
grande distacco rispetto al CNR e all’ENEA, ancora piú lontano.
Il governo, con DLgs del Giugno 2003, decide di liquidare, nei fatti, questa nuova e vitale struttura della ricerca italiana, senza fornire motivazioni valide e credibili. L’unica motivazione ufficiosamente circolante è infatti incredibile: l’INFM, struttura di ricerca esemplare e innovativa, va assorbito nel CNR, che sarà contagiato dal suo modello. Alla luce della storia dell’INFM e della sua dimensione rispetto al CNR il tutto suona come una barzelletta. Il DLgs promette però di salvaguardare “le forme innovative di collaborazione con le università e le imprese, la specificità dei rapporti di lavoro e le forme di autonomia gestionale delle strutture interne”, e qualucno di noi s’illude. Ma purtroppo, nella stesura dei regolamenti CNR emanati dal professor Pistella, l’acronimo INFM viene richiamato una sola volta; e, soprattutto, nessuna di queste condizioni è rispettata. Quindi anche alle strutture INFM, una volta assorbite dal CNR, si applicheranno i passaggi previsti per l’elaborazione e l’attuazione delle decisioni, minuziosamente previsti nei regolamenti, che non consentono ai responsabili di muoversi con tempestività e flessibilità. La struttura è di fatto monocratica: la stragrande maggioranza delle decisioni e dei provvedimenti passano attraverso la valutazione del Presidente, la cui figura è citata per ben 104 volte nei nuovi regolamenti; nei quali, viceversa, scompare il comitato scientifico internazionale che elaborava una volta l’anno un giudizio generale sull’attività dell’Ente, e anche il rendiconto annuale che, almeno a livello descrittivo, dava conto dei programmi di ricerca conclusi o in corso. A parte ogni ovvia considerazione generale, questi regolamenti non salvaguardano affatto le forme di autonomia gestionale dell’INFM, e perciò contraddicono il DLgs, tanto da aver indotto un consistente gruppo (oltre 250 scienziati) a ricorrere in giudizio. La causa pende attualmente davanti al TAR del Lazio.
La
conferma pratica dell’assenza di tale salvaguardia dell’autonomia
gestionale e
della volontà politica di liquidare l’INFM è risultata anche: (i) dalla
brusca
interruzione dell’esperienza del trasferimento tecnologico e della
creazione di
spin-off; (ii)
dalla
scomparsa dei finanziamenti dell'INFM per il Sincrotrone Elettra a
Trieste;
(iii) dal mancato rinnovo dei contratti di collaborazione per la
gestione degli
strumenti italiani presso ESRF e ILL a Grenoble, con grave danno
all’immagine
del nostro Paese a livello internazionale. Inoltre è tuttora irrisolto
il
problema di come completare il contributo annuale alle suddette facilities internazionali di Grenoble, che
fino al
precedente governo l’Italia aveva versato grazie ad assegnazioni
straordinarie
del ministero.
In
breve le risorse INFM, da un massimo storico di quasi 100 milioni di
Euro [vedi nota esplicativa alla fine della
scheda], sono passate
a 60,4 milioni di Euro nel 2004, si
sono ulteriormente ridotte nel 2005, ed ora, nel bilancio CNR, figurano
solo,
sembra, 22,5 milioni + 7,7 milioni a parziale copertura del contributo
italiano
a ESRF. In questo modo si compromette gran parte delle azioni
intraprese e il
rispetto degli impegni internazionali assunti.
La
specificità dei rapporti di lavoro INFM è stata cancellata, come si può
facilmente verificare constatando, ad esempio, l’eliminazione
dell’innovativo
strumento della “tenure track position”. La stessa sorte hanno avuto le forme innovative
di collaborazione con le università, che sono state scaraventate nel
più totale
marasma: personale e gruppi dirigenti di Centri di Ricerca e Sviluppo e
Laboratori Regionali dell’INFM, creati con procedure di selezione di
standard
internazionale e per lo più basati presso sedi Universitarie, sono
ancora alla
ricerca di una (improbabile) identità scientifico-gestionale
all’interno del
CNR. Sono state eliminate le Sezioni Tematiche preposte al
coordinamento
scientifico delle Unità e dei Laboratori con le università e, con esse,
anche il
relativo finanziamento, che nel 2001 ammontava a circa 10 milioni di
Euro.
Dal 2003
in poi la comunità scientifica della Fisica della Materia ha reagito in
un
primo momento con incredulità, cercando di far sentire la propria voce
in
ambito governativo ed evitare la follia dell’accorpamento. In un
secondo
momento ha sperato contra spem
che la clausola di salvaguardia fosse davvero rispettata (e quindi
l’INFM
entrasse nel CNR come istituto autonomo, conservando regolamenti e
specificità
gestionali) grazie alla presenza nella trattativa del collega professor
Cingolani (in virtú di diversi ruoli apicali nei quali il governo e il
presidente Pistella lo hanno inserito nel CNR e nell’IIT). Ma anche
questa si è
rivelata un’illusione: Cingolani è riuscito a salvare (anzi a
rilanciare) il
proprio laboratorio e alcune attività affini, ma non, purtroppo, l’INFM
nel suo
complesso. A questo punto, con l’incertezza piú totale riguardo al
futuro e la
certezza delle risorse che si riducevano in misura impressionante di
anno in
anno, ogni centro e laboratorio ha cercato di salvare il salvabile, a
volte con
operazioni anche scientificamente pregevoli; la ricerca diffusa ha
cercato a
sua volta di trovare una sua identità tramite la creazione di un
Consorzio
Interuniversitario (corsi e ricorsi della storia); infine, come già
detto, è
stata intrapresa un’azione giudiziaria che sembra ben fondata, alla
luce del
DLgs originale. Senza entrare nel dettaglio, l’aspetto che piú
interessa è che,
nonostante la varietà delle risposte dettate dall’emergenza, la
comunità dei
Fisici della Materia, con rare eccezioni, si è recentemente compattata,
dopo
una serie di riunioni e consultazioni (l’ultima delle quali si è svolta
da
pochi giorni a Bologna) su una prospettiva comune, su una comune
richiesta da
fare al futuro governo.
All’ultima
riunione di Bologna c’è stata un’unanime condivisione delle speranze e
delle
prospettive espresse da uno dei piú autorevoli Fisici della Materia, il
professor Calandra, presidente negli anni d’oro dell’INFM, capo della
pattuglia
dei Garanti del COFIN nella sua prima attuazione e tuttora membro di
diversi
comitati ministeriali di valutazione. Prima d’illustrare queste attese
è
necessario esporre un fatto importante finora tralasciato: le
peculiarità
dell’INFM sono tali che il suo assorbimento nel CNR si è rivelato
tecnicamente
complesso, cosicché esso è formalmente ancora vivo, in una condizione
commissariale di tipo transitorio che potrebbe anche essere prorogata
oltre il
31 dicembre 2005, data l’imminenza delle elezioni. Le drammatiche
conseguenze
di questa situazione d’incertezza, nella quale finanziamenti, organi di
valutazione e organi dirigenti sono via via azzerati e non si conosce
il
futuro, sono state già illustrate. Tuttavia c’è un risvolto positivo,
ed è che
la rete INFM e la sua potenzialità, benché abbiano subito un durissimo
colpo,
sono ancora in piedi, anche grazie alla tenacia della comunità. Quindi
il
futuro governo, se agisce molto tempestivamente, può ancora salvare
l’INFM e il
suo inestimabile patrimonio d’intelligenza, innovazione e prestigio
internazionale. Come?
Anzitutto
occorre immediatamente commissariare il CNR (magari nominando un
commissario
piú noto per la sua statura scientifica che per le sue amicizie
politiche) e
riformulare i regolamenti in modo opposto a quello concepito dal
professor
Pistella (docilmente assecondato, con gravissime conseguenze per la
Fisica
della Materia italiana, dal professor Cingolani). Per chi ha studiato i
nuovi
regolamenti è evidente che ciò sarebbe un bene grande per tutto il CNR;
ma
consentirebbe, per quel che ci interessa, di restaurare subito le
“forme
innovative di collaborazione con le università e le imprese, la
specificità dei
rapporti di lavoro e le forme di autonomia gestionale delle strutture
interne”,
dando cosí una boccata d’ossigeno alla rete INFM, ormai allo stremo
delle
forze.
Una volta
evitato il peggio con questo provvedimento d’urgenza, si dovrebbe poi,
con
apposita legge, restituire all’INFM lo status originario di Istituto
Nazionale.
Il provvedimento deve essere emanato nei
primi cento
giorni perché la comunità INFM è prossima al collasso e un intervento
tardivo
potrebbe essere molto meno incisivo. La legge non deve essere fotocopia
della
legge originale, e può contenere alcune modifiche che l'esperienza del
primo
decennio ha suggerito. Inoltre deve essere formulata in maniera tale da
permettere successivamente di inserire agevolemente nell'Istituto quei
laboratori di Fisica della Materia attualmente appartenenti ad altri
enti di
ricerca che per motivi vari fossero interessati a confluire.
La partita di giro consisteva, fino al 2001-2, in 12.9+12.5 M€ per il finanziamento di ELETTRA (legge 644 e leggi speciali) e 7.7+1.8 M€ per il finanziamneo di ESRF (legge 644 piu' leggi speciali). Quindi un totale di 35 M€ di bilancio INFM avevano destino fissato per legge. Transitavano però, con effetto di trascinamento di altre risorse (per esempio per la strumentazione e l'utilizzo delle facilities, per la partecipazione ad ILL etc.), attraverso un Ente con conduzione scientifica.
Il bilancio del 2003 era composto da:
Entrate fondone:
23.9
M€
ESRF
7.7
M€
ELETTRA
12.9
M€
finanz. Piano triennale
legge finanziaria
5.0
M€
PON
6.2
M€
Rete Sci Tech
3.6
M€
FISR
1.3
M€
FIRB
15.0
M€
POR Campania
2.9
M€
Altri enti pub/priv/intl
1.0
M€
Contratti UE
9.0
M€
Contratti con imprese
private/servizi
6.0
M€
Si arrivava cosi' ai 95+ M€ ai quali l'aggiunta dei ribaltamenti contribuiva al superamento della soglia dei 100 M€.
Tradotto in "dotazione" di base
dell'INFM la
cifra di "fondone" + finanziamento del piano triennale che era
effettivamente "libera" si può stimare a 30 M€, rispetto ai 22 M€ che
ora sono disponibili.
I 20.6 M€ della legge 644 sono
immutati, anche se non
transitano piú da INFM, ed è immutata la necessità di copertura dei 2.1
M€
circa / anno (in crescita) per completare il contributo di
partecipazione ad
ESRF (il debito continua ad accumularsi, dopo la parziale copertura del
debito
pregresso ad opera del Senato a fine
2004).