In dialogo con Darwin

Giovanni Bachelet, Segno nel Mondo (Rivista dell’Azione Cattolica), agosto 2006

A fine marzo del 2004 una vecchia amica si accorse che il Ministro pro tempore aveva cancellato la teoria dell’evoluzione dai programmi scolastici delle medie inferiori; in proposito voleva organizzare un incontro pubblico nella sua città, Chieti, e m’invitava a tenere una relazione. A me la notizia pareva inverosimile, e chiesi alla professoressa di Scienze di una figlia se ne sapeva qualcosa. Non ne sapeva niente e sembrava anche a lei impossibile: probabilmente l’ennesima invenzione della sinistra contro il governo in carica. Invece era vero! scavando con pazienza nel sito web del Ministero ne ebbi conferma, e, pochi giorni dopo, se ne accorsero anche i quotidiani nazionali.

Prepararmi fu facile. L’origine, lo stava dimostrando il dibattito, non era cattolica, ma piuttosto, come dicevano i miei di fronte alla Coca Cola e a certi kolossal cinematografici, un’americanata: è il Discovery Institute di Seattle (riccamente finanziato da 22 fondazioni politico-religiose), non la Chiesa Cattolica, ad aver ingaggiato (e vinto, in alcuni stati americani del Sud) una battaglia anti-darwininiana, in nome dell’Intelligent Design, contro la teoria dell’evoluzione nelle scuole pubbliche. Di che si tratta? In sostanza l’Intelligent Design attribuisce alla teoria dell’evoluzione un significato intrinsecamente ateo e materialista (benché Darwin stesso abbia vigorosamente rifiutato quest’interpretazione e molti studiosi dell’evoluzione siano stati e siano profondamente ed esplicitamente religiosi). Facendo leva sull’incompletezza e sulle parziali smentite e correzioni tipiche del progresso di ogni teoria scientifica, sostiene che il darwinismo è superato e, per spiegare scientificamente l’attuale stadio di evoluzione degli esseri viventi, ripropone la necessità dell’intervento diretto, a piú riprese, di una guida intelligente. In Italia solo un gruppo giovanile di estrema destra aveva raccolto l’idea (settimana antievoluzionista del gennaio 2003), con una variante anticomunista rispetto ai teo-con di oltreoceano: la teoria di Darwin sarebbe funzionale all’egemonia della sinistra. Affermazione notevole, visto che negli anni dello stalinismo la teoria di Darwin era bandita dalle scuole e dalle università sovietiche.

L’argomento dell’Intelligent Design è poco credibile scientificamente: proprio la parzialità e la confutabilità di una teoria scientifica consentono via via di precisarne il campo di validità giungendo a una teoria piú generale, che però include la teoria precedente come caso particolare. La relatività di Einstein supera e include la teoria di Galileo, ma Einstein non si sarebbe mai definito un anti-galileiano. A molti sembra poi che l’argomento dell’Intelligent Design imposti una strategia perdente anche dal punto di vista della fede: “se infatti i limiti della conoscenza continueranno ad allargarsi - il che è oggettivamente inevitabile - con essi anche Dio viene continuamente sospinto via, e di conseguenza si trova in una continua ritirata.” Questo lo scriveva Dietrich Bonhoeffer in Resistenza e Resa piú di sessant’anni fa.

Qualche cattolico che abbocca si trova sempre, ma anche la Chiesa Cattolica aveva fatto pace con Darwin fin dall’enciclica Humani Generis di Pio XII (1950), con conferme recenti nel discorso di Giovanni Paolo II alla Pontificia Accademia delle Scienze (1996). Del resto già in Agostino e Basilio c’è l’idea che Dio abbia creato il mondo con una propria integrità funzionale e capacità di evolversi. All’origine del mondo (un punto sul quale la scienza non è in grado di rispondere ma non per questo è poco interessante, mi diceva con grande umiltà il premio Nobel Walter Kohn) c’è, per i credenti, un atto di amore di Dio. E’ questo l’essenziale, e non c’è bisogno di credere che Dio continui a intervenire direttamente: in fondo anche nel racconto biblico Dio crea Adamo ed Eva, ma poi affida loro la capacità e il compito di crescere e moltiplicarsi. Cosí, oltre alla Chiesa Cattolica, la quasi totalità delle Chiese Protestanti storiche e delle Comunità Ebraiche, in Europa e in USA, è rimasta estranea all’ingenua battaglia del cosiddetto creazionismo speciale, di cui l’Intelligent Design del Discovery Institute è una versione evoluta.

La sostengono, invece, cristianesimo evangelical americano di matrice fondamentalista e telepredicatori noti e controversi, come Jerry Falwell o Pat Robertson, che però hanno alle spalle milioni di cristiani conservatori, ampie possibilità finanziarie e un notevole feeling con l’attuale inquilino della Casa Bianca. Per questo il tema è fonte di polemiche e anche colpi di scena giudiziari negli Stati Uniti, mentre era pressoché sconosciuto in Europa e in particolare in Italia: tanto che nel 2004 il Ministro, non trovando sponde in alcun settore della cultura e della Chiesa, promise subito di fare marcia indietro.

Un anno fa un articolo del Cardinal Schönborn sul New York Times (Finding design in nature, 7 luglio 2005), che non pochi in America avrebbero voluto interpretare come una svolta e un implicito appoggio all’Intelligent Design, ha invece avuto come risultato un’ulteriore conferma della posizione cattolica di dialogo e reciproco rispetto fra fede e scienza, del resto chiaramente espressa nei documenti conciliari e nell’enciclica Fides et ratio di Giovanni Paolo II. Poco dopo, il 18 luglio, in una lunga intervista al National Catholic Reporter, il presidente della Pontificia Accademia delle Scienze, professor Cabibbo, ha ribadito la tradizionale distinzione cattolica fra i piani della scienza e della fede e l’assenza di conflitti fra le idee di Darwin e l’insegnamento della Chiesa; sono seguite varie interviste di simile tenore del Padre Coyne, astronomo e direttore della Specola Vaticana (The Tablet, MicroMega, Le Scienze); infine, in proposito, il Cardinal Poupard, presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, ha autorevolmente dichiarato, in una conferenza stampa autunnale: “La lezione permanente del caso Galileo ci spinge a mantenere vivo il dialogo fra le varie discipline, e in particolare fra teologia e scienze naturali, se vogliamo evitare che simili episodi si ripetano in futuro. Sappiamo dove la ragione scientifica, da sola, può andare a finire: la bomba atomica e la possibilità di clonare esseri umani sono frutti di una ragione che vuole liberarsi da ogni legame etico o religioso. Ma conosciamo anche i pericoli di una religione che rompe i legami con la ragione e diventa preda del fondamentalismo.”

Equilibrio e fedeltà all’autentica tradizione cattolica, senza cedimenti alle trombe teo-con, ci consentono di tener duro su un dogma “creazionista” ben piú importante: Dio dona personalmente, ad ogni uomo e ogni donna che nasce, l’identità di persona libera, destinata al riscatto dal male e alla vita eterna: insomma, con linguaggio antico, però chiaro, l’anima. Questo dogma è frutto della Rivelazione, non si presta a verifiche scientifiche, è oggetto di fede. Però –sempre che le trombe teo-con si plachino prima o poi– rappresenta uno snodo sul quale anche con un ateo o un agnostico si potrebbe utilmente riflettere e dialogare. Perché proteggere i diritti dell’uomo piú di quelli della mucca, se uomo e mucca sono piú o meno la stessa cosa? Perché considerare uomo chi è deforme, o pazzo, o incapace di provvedere a se stesso, o appartenente ad una etnia che consideriamo inferiore? Se non si postula – non necessariamente per motivi religiosi, ma in modo comunque irrefutabile, appunto un postulato – la dignità speciale della persona umana, come fa Kant, si scivola facilmente in molti orrori che la storia del novecento ha purtroppo già conosciuto.

Forse proprio per questi orrori, subito dopo la seconda guerra mondiale, atei, agnostici, cristiani e credenti di altre religioni sono arrivati, con un efficace lavoro di aperto confronto pubblico, a definire la Carta dei Diritti dell’Uomo, e, in Italia, la nostra Costituzione. In un tempo di grandi novità tecnologiche, migrazioni e rimescolamenti etnici, aperto a grandi opportunità ma anche a fanatismo, intolleranza, guerre, ferite gravi alla dignità umana, dobbiamo essere pronti a un nuovo confronto per la difesa e magari l’arricchimento di un nucleo etico comune, senza il quale, diceva Jacques Maritain, nessuna democrazia può sopravvivere; e per farlo, oltre naturalmente che di fede e santità, avremo bisogno della migliore scienza e della migliore capacità di dialogo e persuasione, perché (me lo ricordava papà piú di trent’anni fa) in democrazia non basta aver ragione, ma occorre farsela dare da almeno il 51% degli elettori.